REPORT SU OSTIA 2020






REPORT SU OSTIA

A cura di Salvatore Calleri

Se apriamo Wikipedia vediamo che Ostia (nome ufficiale Lido di Ostia) è la frazione litoranea del comune di Roma Capitale, situata nei quartieri di Lido di Ostia Ponente, Lido di Ostia Levante e Lido di Castel Fusano, nel territorio del Municipio Roma X. La piccola area edificata a nord del viale dei Promontori appartiene alla zona di Casal Palocco. La frazione prende il nome dall'antica città di Ostia.
Ha una superficie di 15,36 km², un numero di abitanti pari a 99 433 (31 dicembre 2016) con una densità pari a 6 473,38 ab./km².
Ostia, assieme alle vicine Fiumicino e Fregene, è nota soprattutto per i numerosi stabilimenti balneari che ivi si trovano, a iniziare dai primi anni del XX secolo dopo che fu terminata la bonifica dell'area un tempo malsana fino all'annessione di Roma all'Italia.
Ostia è quindi una realtà ben posizionata geograficamente e potenzialmente ricca. Per questo risulta appetibile ad alcuni clan criminali mafiosi e non, anche se è una situazione comune all'intera zona attorno a Roma.

QUADRO GENERALE SU GRUPPI PRESENTI AD OSTIA

Per capire qualcosa del quadro criminale bisogna partire dal duplice omicidio di Giovanni  Galleoni  e  Franco  Antonini  del  22  novembre  2011  e  la successiva gambizzazione  di  Massimo  Cardoni, cugino  di  Giovanni  Galeoni,  avvenuta  il  22  ottobre  del  2015. L'operazione "eclissi" del 2018 ha portato in merito ai suddetti episodi alle condanne in primo grado per mafia di esponenti del Clan Spada.
Dal rapporto DIA del 1° sem. 2019 emerge il seguente quadro: "spostando ora l’attenzione verso il litorale romano, si segnala la presenza di vari sodalizi locali che per lungo tempo si sono affermati sul territorio anche ricorrendo ad azioni violente. Ci si riferisce, in particolare, alle rivalità tra i clan degli SPADA,  dei FASCIANI e dei TRIASSI,  questi ultimi collegati alla  cosca  agrigentina dei CARUANA-CUNTRERA. Nel contesto sopra descritto, costituisce un vero e proprio caposaldo per il contrasto alle organizzazioni criminali lidensi la sentenza della Suprema Corte di Cassazione nell’ambito della nota inchiesta “Nuova Alba”, che ha riconosciuto la sussistenza del metodo mafioso applicato al territorio di Ostia dalla  famiglia  FASCIANI, annullando con rinvio la sentenza di secondo grado di giudizio. Le accuse sono state quindi tutte confermate nel febbraio 2019 dalla Corte d’Appello di Roma,  compresa quella correlata all’aggravante mafiosa. Si tratta di sentenza importante perchè cristallizza uno stato di fatto. Il territorio del lido di Ostia è stato, infatti, profondamente infiltrato dalla criminalità organizzata attraverso l’utilizzo del  metodo mafioso. Oltre alla gestione del traffico di stupefacenti, i FASCIANI  si sono indirizzati verso il controllo delle attività di balneazione, subentrando progressivamente agli SPADA e mettendo in atto una serie numerosa di atti intimidatori".

Inoltre sempre dal rapporto DIA del primo sem. 2019 si evince che: "l’operazione  “Maverick” (P.p. 42114/16 RGNR e 21948/17 RG GIP  Tribunale di Roma), conclusa il 23 ottobre 2018 ha, tra l’altro, disvelato il complesso rapporto tra le  famiglie  lidensi e offerto una chiave di lettura ai vari atti intimidatori susseguitisi nel tempo (frutto del continuo riposizionamento delle zone di influenza). Nell’ambito di tale provvedimento si legge, tra l’altro (pag. 17) “...  Le forze in campo sono costituite: da una componente di ascendenza criminale molto qualificata, facente capo (anche per vincoli di parentela) alla  cosca  Caruana-Cuntrera di Cosa nostra, presente sul territorio dagli anni ottanta (la famiglia TRIASSI), ed a soggetti di grande prestigio criminale appartenenti a Cosa nostra palermitana, con riconosciuta funzione di alta mediazione; dagli epigoni della Banda della Magliana, legati in varia guisa alle organizzazioni criminali autoctone strutturatesi, quanto al metodo, sul modello di quelle classiche; dalla famiglia FASCIANI, operativa dagli anni novanta, attiva nel settore del traffico internazionale di stupefacenti e nel controllo delle attività economiche di balneazione e ricreative del litorale, con significativa disponibilità di armi; dalla (alleata e subordinata) famiglia SPADA; dall’ormai decaduto “clan BAFICCHIO”, costituito dalle famiglie CARDONI-GALLEONI, epigoni della Banda della Magliana, sconfitto (dopo l’omicidio dei suoi vertici) dalla famiglia SPADA, che ne ha occupato spazi criminali e territorio per l’esazione del pizzo. Vi è poi una componente di ascendenza camorristica, a sua volta articolata in diverse sottostrutture, operative l’una nel territorio di Ostia e l’altra nel territorio di Acilia, il cui core business, oltre al traffico di stupefacenti, è il gaming: la gestione delle sale da gioco con slot e VLT....”.

In tale contesto è opportuno pure inserire la interrogazione parlamentare del Sen. Lumia.

Atto n. 4-08365 Pubblicato il 15 novembre 2017, nella seduta n. 908 LUMIA - Al Ministro dell'interno.

- Premesso che, a quanto risulta all'interrogante: la violenta aggressione alla troupe del programma televisivo "Nemo" di Rai2, ed in particolare al giornalista Daniele Piervincenzi, testimoniata dalle telecamere, ha messo in evidenza la pericolosità dei clan mafiosi, come quello degli Spada, presenti ad Ostia (Roma). Immagini che smentiscono in maniera inequivocabile, se ancora ce ne fosse bisogno, la tendenza purtroppo sempre in voga di sminuire la presenza mafiosa ad Ostia, così come in molti altri territori del nostro Paese; anni e anni di negazionismo e minimalismo hanno prodotto danni incalcolabili. Le istituzioni e molti settori della stessa società civile non hanno esercitato quell'attenzione e quel rigore necessari ad impedire il radicamento e la proliferazione del fenomeno mafioso. In questo modo, le famiglie dei boss Spada, Fasciani e Triassi hanno potuto agire abbastanza indisturbate, anche in combutta con esponenti mafiosi come i Caruana-Cuntrera ai vertici del grande traffico internazionale di droga; "negazionismo" e "minimalismo" rappresentano, quindi, l'humus culturale che fa buon gioco alla proliferazione delle organizzazioni criminali. Quella del litorale romano è una zona geografica strategica per la sua vicinanza alla capitale e per la sua economia turistica. I clan sono riusciti ad infiltrarsi in molti settori produttivi e nella politica, causando lo stesso scioglimento per mafia del municipio. Droga, estorsioni, violenze, collusioni con la pubblica amministrazione, appalti, ed altro, hanno consentito ai boss di radicarsi e accumulare un grande potere; questa rete criminale va aggredita con un approccio sistemico e costante, sia sul versante culturale e sociale, sia su quello economico e politico. Questi, insieme alla positiva azione repressivo-giudiziaria avviata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, possono ristabilire le condizioni di vivibilità in quei quartieri popolari di Ostia dove la presenza mafiosa è particolarmente palpabile. Si fa riferimento, ad esempio, alla zona di Ostia 2, dove proprio la famiglia mafiosa Spada esercita un controllo devastante e capillare; l'ascesa del clan mafioso degli Spada è ben descritta nella operazione "Sub Urbe" della DDA di Roma, guidata dal dottor Pignatone e coordinata dal dottor Prestipino. Gli Spada alleati dei Fasciani hanno preso il sopravvento del controllo di Ostia, soprattutto ponente, con l'eliminazione dei vecchi boss legati al clan della Magliana, Giovanni Galleoni detto Boficchio e Francesco Antonino detto Sorcanera, avvenuta il 22 novembre 2011; dal quel momento gli Spada hanno avuto mano libera sul controllo delle assegnazioni delle case popolari, sulle estorsioni agli esercizi commerciali, sull'usura, sul traffico e spaccio di droga, spingendosi via via sino agli appalti e al controllo dei lidi, vera e straordinaria risorsa turistica di Ostia. Il capo della famiglia mafiosa degli Spada, Carmine, sottoposto agli arresti domiciliari nel 2014, è stato detenuto al carcere di "Regina Coeli", perché, come fanno tutti i boss, continuava anche da casa a guidare in tutte le attività criminali la consorteria mafiosa; con il metodo mafioso, intimidiscono, usano violenza, creano collusioni. Eliminano i concorrenti come Massimo e Michael Cordoni e Mario Granato e prendono il dominio territoriale che esercitano anche politicamente, esprimendo, secondo l'interrogante, simpatie prima per il Movimento 5 Stelle e adesso per i neo fascisti di CasaPound, su cui stava lavorando proprio il giornalista Piervincenzi; le forze politiche hanno sottovalutato la gravità del problema. Quando l'assessore per la legalità del Comune di Roma con delega sul litorale di Ostia, Alfonso Sabella, è stato chiamato a sostituire il presidente del municipio indagato nell'inchiesta "Mafia capitale", ha chiuso la palestra in gestione agli Spada che insisteva addirittura in un edificio comunale; lo Stato è chiamato a valorizzare le qualità e le capacità produttive della parte onesta di Ostia e colpire con mano pesante la mafia che è presente ed esercita il suo potere, sia ricorrendo al classico metodo mafioso fatto di intimidazione, violenza e omertà sia utilizzando la più sottile e devastante strategia collusiva, si chiede di sapere, se siano state rimosse tutte le cause che hanno portato allo scioglimento per mafia del municipio indicate nella relazione del prefetto e del Ministero; se sia stata presa in considerazione la possibilità di chiudere, per motivi legati all'ordine pubblico, la palestra dove si è consumato il fatto descritto, di cui è titolare la compagna di Roberto Spada; se sia stata svolta un'attività di monitoraggio e prevenzione per rilevare l'attività degli Spada e delle altre famiglie durante il periodo della campagna elettorale e per impedire loro di presenziare davanti ai seggi durante i giorni del voto; se le forze di polizia competenti abbiano disposto misure di prevenzione personali e patrimoniali, al fine di bloccare l'agibilità sul territorio degli esponenti dei clan mafiosi e sottrarre loro gli ingenti patrimoni di cui possono disporre.

Degna di nota pure la confisca che segue che ha coinvolto noto imprenditore romano in rapporti con i Fasciani e gli Spada.

10.1.2019 Comando Provinciale Roma Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma stanno eseguendo un decreto di confisca, emesso dal locale Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione, avente ad oggetto numerosi immobili, autoveicoli, società, conti bancari e crediti, per un valore complessivo di oltre mezzo miliardo di euro. Destinatario del provvedimento è il noto imprenditore romano M. B., operante nel settore turistico e immobiliare, già tratto in arresto dalle Fiamme Gialle, nel 2015, per associazione per delinquere finalizzata a fatti di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia di beni, il cui principale centro di affari era il porto turistico di Ostia, oltre a noti stabilimenti balneari. L’operazione “ULTIMA SPIAGGIA” costituisce l’epilogo di meticolose indagini patrimoniali, delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia capitolina agli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, che hanno consentito di documentare come il proposto avesse accumulato un ingentissimo patrimonio in mancanza di fonti di reddito lecite tali da giustificare le proprie operazioni mobiliari e immobiliari, talora compiute avvalendosi di componenti del proprio nucleo familiare o di compiacenti “prestanome”. Inoltre, le attività investigative hanno permesso di accertare i rapporti tra B. ed esponenti di organizzazioni malavitose egemoni sul litorale romano. Tali relazioni sono emerse, in particolare, con riguardo alla figura di C. D. M., narcotrafficante di elevato spessore criminale al quale il proposto aveva concesso a un prezzo irrisorio, attraverso una società assegnataria della relativa concessione demaniale, la gestione di un bar all’interno dello stabilimento balneare “H. M.” e che, per suo conto, curava i servizi di sicurezza e vigilanza all’interno del porto turistico. B. si era, altresì, fatto carico di sostenere economicamente la famiglia del pregiudicato R. G., meglio noto come “Cappottone”, durante la detenzione conseguente al tentato omicidio di V. T., commesso nel 2007, elargendo alla moglie del G. la ragguardevole somma di 5.000 euro mensili. Ancora, l’imprenditore aveva affidato a titolo gratuito a una cooperativa riferibile, tra gli altri, a R. P. – personaggio intraneo al clan S., come acclarato successivamente nel contesto dell’indagine “ECLISSI” – la gestione del parcheggio interno al citato porto turistico. L’accertata evidente sproporzione tra le ricchezze possedute e i redditi dichiarati, unitamente alla conclamata pericolosità sociale di B., aveva condotto, tra luglio 2016 e ottobre 2017, al sequestro dei beni oggi confiscati. Il provvedimento in corso di esecuzione riguarda, nel dettaglio: quote societarie, capitale e intero compendio aziendale di 15 società, operanti nel settore immobiliare, nella gestione di servizi e di stabilimenti balneari e nella ristorazione, cui sono riconducibili, tra l’altro, i circa 840 posti barca del porto turistico di Ostia; 897 unità immobiliari (appartamenti, locali commerciali, box, posti auto e terreni) site in Roma e in provincia di Rieti; 7 autoveicoli e 1 motoveicolo; rapporti finanziari e crediti societari, per un valore di quasi 516 milioni di euro.


Il quadro che emerge dopo questi episodi vede confrontarsi ed agire i seguenti gruppi:

FASCIANI, TRIASSI, SPADA, POST TRIASSI oltre ad altri gruppi minori e non.

FASCIANI
Sono un clan storico della zona. Da sempre in zona, con contatti storici con la Banda della Magliana. Alleati degli Spada con questi ultimi come aggregati.
La Cassazione ha confermato tale clan come forma mafiosa.  Le condanne hanno riguardato 10 esponenti dell'associazione. La seconda sezione della Cassazione ha confermato la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Roma. Oltre 27 anni di reclusione al “capo” Carmine Fasciani, 12 anni e 5 mesi alla moglie Silvia Franca Bartoli, 11 anni e 4 mesi alla figlia Sabrina e 6 anni e dieci mesi alla figlia Azzurra.
La Guardia di Finanza ha effettuato nei loro confronti la seguente confisca:
"Roma, 22 giugno 2018
Operazione Medusa - Confiscati beni per oltre 18 milioni di euro
Comando Provinciale Roma
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno dato esecuzione a un d ecreto di confisca emesso dal locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, nei confronti di due esponenti di spicco del noto clan mafioso F., per un valore complessivo pari a oltre 18 milioni di euro.
Le indagini, condotte dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Roma, sono state avviate all’esito delle operazioni di polizia “NUOVA ALBA” (eseguita dalla Polizia di Stato nel luglio 2013) e “TRAMONTO” (conclusa dalle Fiamme Gialle capitoline nel febbraio 2014), che avevano permesso di documentare l’esistenza e operatività dei F. nel territorio lidense, identificare i “capi” del sodalizio – i fratelli C. e T., destinatari del provvedimento di confisca – nonché acquisire rilevanti fonti di prova in relazione alla commissione di plurime condotte delittuose, tra le quali il sistematico ricorso alla fittizia intestazione di beni, tutte poste in essere con la finalità di agevolare l’organizzazione mafiosa.
In proposito si è pronunciata la Corte di Cassazione che, con sentenze del 26.10.2017 (con riguardo all’operazione NUOVA ALBA) e del 21.02.2018 (in relazione all’operazione TRAMONTO), ha sancito la matrice mafiosa del clan.
Sulla base degli elementi emersi nel corso di quelle indagini, la D.D.A. ha delegato ai Finanzieri l’esecuzione di mirati approfondimenti economico - patrimoniali, volti alla ricostruzione del patrimonio posseduto dai germani F. e dai relativi familiari, nonché all’individuazione delle attività economiche da essi esercitate, allo scopo di intercettare – secondo la logica follow the money – i flussi finanziari agli stessi direttamente o indirettamente riconducibili.
Il G.I.C.O. è riuscito ad accertare come i due fratelli avessero accumulato, nel tempo, un ingentissimo compendio mobiliare e immobiliare, in parte intestato a i loro familiari, in misura assolutamente sproporzionata rispetto ai redditi lecitamente percepiti.
E’ venuto alla luce, in particolare, un tenore di vita del tutto incoerente rispetto alle capacità reddituali , costituendo le attività criminali del clan l’origine delle ingenti ricch ezze possedute.
Ne è derivato un vero e proprio “inquinamento” dell’economia legale del litorale, attuato sfruttando consapevoli “prestanome” che sono stati posti formalmente a capo di numerose società operanti nel settore della ristorazione, della panificazione, della gestione di stabilimenti balneari e del divertimento notturno (comparti che meglio si prestano al reimpiego dei proventi illeciti), utilizzate come “schermo” per celare il “centro di interessi occulto” facente capo ai F.
Le indagini si sono giovate dell’apporto dichiarativo dei collaboratori di giustizia.
Accogliendo le prospettazioni investigative, in data 20 .06 .2016 e 5.07.2016, il Tribunale di Roma aveva disposto il sequestro dei seguenti beni, di cui ora ha decretato la confisca:
patrimonio aziendale e beni di 8 società e 1 ditta individuale, esercenti l’attività di “bar”, “ristorazione”, “panificazione”, “commercio al dettaglio di altri prodotti alimentari”, “gestione stabilimenti balneari” e “immobiliare”, tutte site a Roma/Ostia;
1 2 unità immobiliari e 1 terreno ubicati a Roma e in provincia de L’Aquila;
rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni; per un valore di circa 18,5 milioni di euro.
Contestualmente, attesa la “spiccata ed allarmante pericolosità” dei due proposti, il Giudice della prevenzione li ha sottoposti alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di anni 4."

TRIASSI
Presenza storica degli anni 80. Su di loro non esistono condanne per mafia. Da sempre son considerati collegati ai loro concittadini agrigentini Caruana - Cuntrera. Contrapposti agli Spada.
Il collaboratore di giustizia Sebastiano Cassia ha raccontato così ai magistrati sulla criminalità organizzata sul litorale di Ostia. “I Triassi sono i luogotenenti di Gaspare, Pasquale e Paolo Cuntrera e per loro gestiscono il traffico di cocaina e l’usura. Ho avuto modo di incontrare due volte i fratelli Cuntrera a casa dei Triassi: una volta a casa di Vito, l’altra da Vincenzo, nel 2006/2007, ed ho avuto modo di constatare che i Cuntrera davano ordini ai Triassi rispetto al traffico di cocaina ed all’usura. Per due volte, una direttamente una tramite i Triassi, mi venne chiesto dai Cuntrera di commettere per loro degli omicidi nei confronti dei rappresentanti della famiglia Spada di Ostia, dediti in prima persona alle attività delle estorsione e dell’usura. Io non ho potuto dire direttamente no, ma ho temporeggiato. Fino a quel momento, dato il mio rapporto passato con il mio capo Benedetto Spadaro, si dava per scontato che nella contrapposizione Triassi – Fasciani io sarei stato dalla parte dei siciliani. In quel periodo e tuttora Michele Senese sta dalla parte dei Fasciani, anche per il fatto che hanno interessi comuni nel campo della cocaina: fanno forniture comuni e poi ciascuno vende per conto proprio, Fasciani su Ostia e Senese al Quadraro”. (tratto da Grandangolo Agrigento)
Per il collaboratore di giustizia Spatuzza  "Non so se erano affiliati a cosa nostra, ma avevano una prepotenza mafiosa” .

SPADA
Gruppo criminale alleato storico dei Fasciani in contrapposizione con gli altri. Sono in origine nomadi ed hanno stretti rapporti con il blocco dei Casamonica- Di Silvio- Ciarelli. Dopo le condanne dei Fasciani si sono estesi nel controllo del territorio, Sono stati recentemente duramente colpiti da arresti (operazione eclissi" e sentenze di condanna all'ergastolo e per mafia in primo grado nel settembre 2019.  Il caso della testata ad un giornalista della Rai da parte di uno degli Spada non ha giovato al clan.
In particolare il carattere mafioso dell’organizzazione e stato confermato dalla Corte di Cassazione in sede di pronuncia sul ricorso avverso un provvedimento del Tribunale del Riesame relativo alla nota aggressione del novembre del 2017, ai danni di una troupe della RAI nei pressi di una palestra di Ostia di proprietà di uno degli Spada.
Il clan Spada ha inoltre avuto un consistente sequestro di beni.
"Operazione Apogeo - Sequestrati beni per 19 milioni di Euro al clan Spada
Comando Provinciale Roma
Dalle prime luci dell’alba, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma stanno dando esecuzione a cinque decreti di sequestro di beni, emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale nei confronti di altrettanti esponenti di spicco del clan mafioso Spada. L’odierna attività costituisce l’epilogo di un’articolata indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, nel cui ambito gli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno ricostruito la “carriera criminale” dei vertici del clan, i quali hanno accumulato, nel tempo, un vastissimo patrimonio mobiliare e immobiliare, per un valore complessivo pari a quasi 19 milioni di euro, assolutamente sproporzionato rispetto agli irrisori redditi dichiarati.

Pertanto, in applicazione delle norme in materia di misure di prevenzione contenute nel “Codice Antimafia”, i Finanzieri hanno proposto all’Autorità Giudiziaria il sequestro di tali ricchezze, acquisite con i proventi dei traffici delittuosi cui i proposti sono stati abitualmente dediti. Gli approfondimenti economico-patrimoniali condotti nei confronti del capoclan C.S. alias “Romoletto” (classe 1967), nonché di O.S. (classe 1963), A.S. (classe 1967), R.S. (classe 1975) e C.G. (classe 1951), hanno preso le mosse dalle operazioni di polizia “ECLISSI” e “SUB URBE”, nel cui contesto è stata documentata l’operatività del sodalizio nel territorio lidense, identificandone i “capi” e raccogliendo rilevanti fonti di prova in ordine al sistematico esercizio dell’intimidazione, all’esazione del “pizzo” e alla commissione di plurimi fatti di estorsione, usura, traffico di droga e fittizia intestazione di beni, quest’ultima strumentale al controllo di molteplici attività economiche nei più disparati settori commerciali.

Il carattere mafioso dell’organizzazione è stato recentemente confermato dalla Corte di Cassazione in sede di pronuncia sul ricorso avverso un provvedimento del Tribunale del Riesame relativo alla nota aggressione perpetrata da R.S., nel novembre del 2017, ai danni di una troupe della RAI nei pressi di una palestra di Ostia (oggi sottoposta a sequestro), di proprietà dello stesso pregiudicato.

L’associazione capeggiata da “Romoletto”, per lungo tempo “gregaria” della consorteria dei Fasciani, ha prepotentemente affermato la propria egemonia territoriale nell’area del litorale romano all’indomani delle operazioni “NUOVA ALBA” e “TRAMONTO” – che hanno smantellato quel sodalizio – mantenendo, tuttavia, solide relazioni con esponenti di spicco del predetto gruppo malavitoso, al quale gli “alleati” Spada hanno destinato parte dei loro introiti per il sostentamento del boss C.F., attualmente detenuto.

Dagli accertamenti delle Fiamme Gialle – basati anche sull’apporto dichiarativo di alcuni collaboratori di giustizia – è emerso che i vertici del clan, oltre a palesare un tenore di vita del tutto incoerente rispetto alle loro capacità reddituali, hanno “inquinato” l’economia legale ostiense, reimpiegando i profitti delle reiterate condotte illecite attraverso la costituzione, tramite compiacenti “prestanome”, di una serie di imprese (bar, sale slot, distributori di carburante, concessionarie di auto, ecc.) e associazioni sportive dilettantistiche utilizzate per la gestione di palestre e scuole di danza. Aderendo in toto alle prospettazioni investigative, il Tribunale di Roma ha disposto il sequestro dei seguenti beni, riconducibili ai proposti anche se in gran parte intestati ad altre 47 persone (familiari e terzi), apparentemente estranee al contesto criminale:

patrimonio aziendale e relativi beni di 18 società e 4 ditte individuali, nonché il 40% del capitale sociale di un’ulteriore società, operanti nei settori “bar e somministrazione di alimenti e bevande”, “panificazione”, “commercio all’ingrosso e al dettaglio di autovetture e di autoveicoli leggeri”, “costruzioni edifici residenziali e non”, “vendita al dettaglio di carburanti”, “sale giochi e biliardi”, site a Roma (per lo più a Ostia) e in provincia di Frosinone;
patrimonio aziendale e relativi beni di 6 associazioni sportive/culturali, ubicate a Ostia;
4 immobili, siti a Roma e Ardea (RM);
15 autoveicoli e 1 motoveicolo;
rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni.
L’odierna operazione rappresenta l’ennesima testimonianza della costante ed efficace opera svolta dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Guardia di Finanza di Roma ai fini dell’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati da soggetti socialmente pericolosi”.

Tali operazioni hanno probabilmente indebolito gli Spada e probabilmente ci sono già dei nuovi gruppi che han preso il loro posto. In tal senso pure i colpi di avvertimento sparati nei loro confronti.

POST TRIASSI
Un gruppo criminale collegato ai Triassi, si è radicato negli ultimi anni ad Ostia e dintorni. Organizzato in modo verticistico guidato da "er tartaruga" e contrapposto in modo duro agli Spada.
L'operazione Maverick ha portato nel 2018 a 42 arresti. La violenza di tal gruppo all'occorrenza elevata gli ha permesso subito di farsi rispettare e temere.
Il gruppo forte nei vari traffici è collegato ai clan siciliani.

ALTRI GRUPPI
Il vuoto dei gruppi in difficoltà potrebbe essere occupato da camorristi e clan napoletani tipo i Sanguedolce ed i Costagliola e da clan casalesi tipo i Guarnera.

CONCLUSIONI
La situazione ad Ostia non è da sottovalutare anche se va detto che ciò vale in realtà per tutta la provincia di Roma, compresa la capitale.
Occorre investire sul territorio coniugando sviluppo e legallità.
Occorre tenere alta la guardia.

Fonti
Rapporti DIA, DNA
Interrogazioni parlamentari
Reportage Federica Angeli
Grandangolo Agrigento
Notizie stampa




Note.
I cognomi dei mafiosi dei clan sono da ricondurre esclusivamente agli affiliati. Portare un cognome uguale non significa far parte dei clan.

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