LA RELAZIONE DELLA DIA. RIFLETTIAMOCI E AGIAMO di Giuseppe Lumia



La Relazione della DIA sulla presenza delle varie mafie nel nostro Paese, delle loro strategie e dei punti di forza e di debolezza, devi farci pensare e agire.

Cominciamo da una prima considerazione di fondo: le mafie non sono senz’altro invincibili ma guai a sottovalutarle. Se si sbaglia dose nell’analisi si incorre o nella sopravvalutazione, che porta al mito della invincibilità che trasuda spesso in fiction televisive dedicate ai boss, oppure si compie una imperdonabile minimizzazione che ci porta dritto dritto ad amare e tragiche sorprese. La Relazione della DIA ci dà il polso giusto per non sbagliare approccio in un senso o nell’altro.

Detto ciò vediamo di mettere a fuoco due  aspetti che possiamo trarre anche dalla Relazione della DIA.

1) LE MAFIE E IL LORO MODELLO ORGANIZZATIVO. Dalla lettura della Relazione emerge una mole  impressionante di Operazioni Antimafia delle forze dell’ordine di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e  Reparti Speciali con le Procure Antimafia, un vero martellamento con condanne e condanne dei Tribunali senza precedenti. Perché vanno avanti e non crollano? Non è un segreto. Perché l’Organizzazione Mafiosa è il loro punto di forza: resiste e si riproduce continuamente nonostante i loro capi siano  condannati o muoiano  in carcere,  come è successo di recente a Provenzano e a Riina. L’Organizzazione mafiosa ha riti, risorse e sistemi di collusione che fanno ancora presa innanzitutto sui rampolli dei boss che subito si ripropongono come i Greco e i Lo Piccolo in Cosa Nostra. Stesso ragionamento vale per la ‘Ndrangheta e le altre mafie. Anche i cosiddetti “fine pena”, dopo che hanno scontato alcuni anni di carcere,  appena fuori riprendono subito il ruolo di Vertice. Allora dobbiamo tenere alte le pene,  semmai  dovremmo aumentarle senza smontare il cosiddetto “doppio binario” come molti vorrebbero contro le misure di prevenzione, le interdittive Antimafia delle Prefetture, il controllo di legalità sui Comuni e sugli arricchimenti dei colletti bianchi....

2) LE MAFIE E IL LORO MODUS OPERANDI. Le mafie, nonostante abbiano tra loro delle diversità notevoli,  hanno un tratto in comune. Sono una sorta di “Sistema Integrato” composto  da più lati: quello classico della violenza e della intimidazione; quello sempre più insidioso del modello culturale del pensare e agire mafioso, quello ricchissimo, delle collusioni,  economico  e sempre più anche finanziario e quello, a cui le mafie non rinunciano mai,  delle collusioni politiche e burocratiche... Territorio per Territorio, momento per momento storico, convenienza per convenienza decidono quale lato mettere avanti. Ma, anche quando si presentano in giacca e cravatta per fare affari,  al “Kalashnikov“ e alla forza della armi non rinunciano mai. Allora fa bene la DIA a non prendere sottogamba la possibilità che ricorrano  ad omicidi anche di un certo livello. La strategia dell’Antimafia seria e operosa è quella, allora, di colpire con strategie integrate tra i vari momenti: a) quello repressivo-giudiziario su cui non bisogna mai mollare, semmai  va utilizzato il nuovo Codice Antimafia al meglio delle sue potenzialità; b) quello preventivo sul piano sociale e culturale,  su cui occorrono dei veri e propri piani di azione dirompenti per risanare i quartieri a rischio, promuovere lavoro produttivo per i giovani e creare sviluppo sano e diffuso anche nelle aree interne e così spezzare la forza attrattiva che le mafie ancora esercitano sulle fascine sociali deboli oltre che sui ceti professionali e imprenditoriali. c) quello economico-finanziario per colpire racket, usura, infiltrazioni negli appalti e nelle spesa pubblica a partire dai Fondi Comunitari,  come è stato dimostrato, nella vicenda Antoci,  contro la quarta mafia dei pascoli e dei terreni. Ma dove siamo tutt’ora più in ritardo è nella lotta al riciclaggio internazionale su cui solo con una Procura Antimafia Europea si può compiere  un concreto salto di qualità...; d) quello delle collusioni con Apparati ed Istituzioni su cui si arranca sempre e sui cui è necessario lavorare costantemente  con rigore e serietà senza strumentalizzazioni di ogni genere e senza abboccare al diffuso e sporco gioco del “mascariamento” per avere finalmente una classe dirigente capace di coniugare Legalità e Sviluppo e ben preparata  nel guidare una lotta alle mafie senza quartiere sino alla vittoria finale.

Oggi sappiamo molto di più, sappiamo quasi tutto delle mafie e delle loro strategie. La Relazione della DIA  in tal senso ci aiuta particolarmente, va letta e presa sul serio. Ecco perché agire, agire progettuale, agire sistematicamente è decisivo. Non farlo sarebbe imperdonabile.

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