FOCUS CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E/O MAFIOSA GUIDONIA MONTECELIO





FOCUS CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E/O MAFIOSA 
GUIDONIA MONTECELIO

a cura di Salvatore Calleri e Renato Scalia



PROLOGO

Guidonia Montecelio è un comune di quasi 90.000 abitanti, facente parte dell'area metropolitana di Roma.

Dopo essere stato famoso intorno agli anni 30 per l'aereonautica militare vivrà una fase di sviluppo vorticoso negli anni 60 e 70 trasformandosi in una zona dormitorio a ridosso di Roma mediante un disordinato sviluppo urbanistico.

In questo periodo, Guidonia da paese che era vissuto con semplicità attorno alla base aerea militare e con spazi verdi relativamente abbondanti, con coltivazioni agricole di tabacco, grano, viti ed ulivi, si trasforma in città in via di espansione basata sul cemento.

Un posto ideale, alle porte di Roma, per fare affari e nascondersi senza troppo clamore.

Un posto che deve necessariamente aprire gli occhi di fronte ai fenomeni criminali senza averne paura.

Un posto che ha dagli anni 60 uno spessore criminale anche deviato molto particolare.

Un posto in cui i colletti bianchi non hanno fatto da argine ai gruppi criminali ma che al contrario con il loro comportamento li hanno favoriti.


ANTEFATTI  STORICI

A) 19 novembre 1969, il boss Luciano Liggio (o Leggio) fugge dalla clinica ‘Villa Margherita’ a Roma, dove è ricoverato. Il Tribunale di Palermo non può così notificargli un atto di custodia in carcere. Se ne perdono le tracce. Le indagini sulla fuga accertano che dalla clinica ha raggiunto Guidonia Montecelio dove era atteso. Risale al 1971 l’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nell’ente Regione Lazio, con protagonista principale Frank Coppola ‘tre dita’. A luglio di quell’anno, la commissione antimafia scopre che Natale Rimi, impiegato presso il Comune di Alcamo, fratello di due mafiosi condannati all’ergastolo, denunciato a sua volta per la scomparsa del giornalista dell’Ora di Palermo, Mauro De Mauro, è stato trasferito alla Pisana. La proposta di assunzione è del presidente Dc Girolamo Mechelli, al quale l’impiegato è presentato da Italo Jalongo, uomo di fiducia di Frank Coppola. Severino Santiapichi (processo Moro) fa da tramite tra Jalongo e Mechelli. Per la parte che ci interessa, l’indagine si conclude con il proscioglimento di Antonio Muratore, assessore regionale all’Agricoltura, ex sindaco di Guidonia Montecelio come fu prosciolto pure il presidente Mechelli. (tutti gli atti, disponibili in: archivio Pio La Torre).

B) Antefatti antichi che, probabilmente, convinsero Paolo Borsellino a fare approfondimenti sulla vicenda. Fu la sua ultima indagine. Proprio qualche giorno prima della strage di via d’Amelio, a Manheim, Germania, il giudice raccoglie le confessioni di Antonio Schembri, un trentacinquenne nativo di Palma di Montechiaro, detenuto a seguito di un’operazione antimafia condotta dalla Bka tedesca insieme con i nostri carabinieri. L’uomo svela a Borsellino esecutori e mandanti dell’omicidio di Rosario Livatino. Unitamente al racconto delle modalità dell’agguato con i nomi dei cinque partecipanti, il riscontro viene da Haiko Kshinna e da altri due pentiti.

Di conseguenza viene aperto un fascicolo intestato a un uomo che vive a Guidonia, nella zona cosiddetta ‘dei siciliani’. A costui – deceduto da qualche mese – viene recapitato un avviso di garanzia con l’imputazione di essere a capo del ‘mandamento di Canicattì’ dopo l’eclissi del boss Antonino Ferro, conseguenza delle iniziative giudiziarie. Le accuse riguardano sia l’omicidio del ‘giudice ragazzino’, 21 settembre del ’90, che quello del maresciallo Giuliano Guazzelli, 5 aprile del ’92, trucidato a colpi di kalashnikov due giorni dopo l’interrogatorio del siciliano residente a Guidonia, sul viadotto di Villasela, la superstrada che da Agrigento conduce a Menfi, dove abitava.

C) 21 aprile 2000, Guidonia, affidati al Comune i beni dei Casalesi. L'impero di Sandokan nel Lazio servirà a finalità sociali. Sarà il Comune interessato, quello di Guidonia, a decidere il cosa e il come degli interventi. Già, perché il boss dei Casalesi Francesco Schiavone, arrestato due anni fa dalla Dia dopo una lunga latitanza, aveva esteso il suo potere dalla provincia di Caserta anche nel Lazio. Nel dicembre scorso la Guardia di finanza confiscò ben sei ville della camorra riconducibili a Sandokan a Colleverde, una località a pochi chilometri a nord est di Roma. Ma soltanto pochi giorni fa, durante un incontro in prefettura a Roma, alla presenza di un funzionario del comune di Guidonia, le ville sono state affidate alla gestione dell'amministrazione comunale. Le ville appartenevano dunque al clan Schiavone, solo una piccolissima fetta del patrimonio del potente clan e di certo uno dei tanti mezzi del riciclaggio di denaro sporco, Gli inquirenti hanno accertato che il clan di Sandokan, attraverso una società di costruzioni, aveva realizzato negli anni passati un totale di dieci ville all'interno del «Consorzio di Colleverde secondo». Quattro di queste ville sono state già vendute a privati, le altre erano state confiscate a seguito di un'indagine avviata nel 1998, che prima ha portato al sequestro e poi alla confisca degli immobili già avvenuta. Si tratta dunque della seconda tranche del caso «ville della camorra». Quelle strutture, dopo le opportune modifiche, verranno utilizzate come scuole, sedi di uffici pubblici, istituti di assistenza. Ma intanto c'è una vittima dell'intera vicenda. Il «Consorzio Colleverde secondo» - all'interno del quale si inserì la camorra di Schiavone per riciclare il denaro sporco con gli investimenti nelle costruzioni - ancora reclama la restituzione di decine di milioni truffati. E' dal '96 che i 120 soci del consorzio stanno tentando di recuperare i soldi che hanno dovuto impegnare per i debiti lasciati dal clan. Con la raffica di arresti da parte delle forze di polizia, e poi con la fine di Sandokan, l'intero affare è stato infatti abbandonato dai luogotenenti del boss, che oggi non hanno più lo stesso potere degli anni e scorsi, e sono impegnati in una guerra clandestina all'interno dei confini della provincia di Caserta per tentare di conservare la supremazia sul territorio.

EPISODI DAL 2009

A) 30 gennaio 2009, blitz nel fortino dei Casamonica, dodicenne costretto a spacciare. Un ragazzino di 12 anni usato come corriere della cocaina e i genitori, due impiegati del consiglio regionale finiti in un giro di cocaina gestito da un gruppo di personaggi del clan Casamonica. I militari hanno chiuso la rete attorno a 13 persone (cinque dei quali portano il cognome della nota famiglia di origine gitana) e sequestrato beni per ben 3 milioni di euro: tra questi quindici tra auto e moto di lusso (tra cui due "Ferrari", una rossa e una nera), la discoteca "Etò" del Testaccio, tre villette fra Infernetto, Guidonia e Porta Furba. In manette sono finiti Giuseppe Casamonica, i fratelli Massimiliano, Pasquale, Domenico e Giovannina, la coppia di insospettabili impiegati della regione, Luciano Lucidi e Vincenza Lopresti (che, secondo l'accusa, compravano coca all' ingrosso e utilizzavano il figlio come corriere) e sei spacciatori al dettaglio.

B) 10 maggio 2011, operazione anticamorra condotta tra il Lazio e la Campania dalla Guardia di Finanza, è stato catturato Feliciano Mallardo, detto o sfregiato, ritenuto l’attuale capo dell’omonimo clan camorrista di Giugliano in Campania. Nel corso dell’operazione sono stati sottoposti a sequestro, oltre a circa 900 immobili e 23 aziende, anche 200 conti corrente bancari, auto e moto di lusso e partecipazioni societarie. Le aziende del clan avevano acquisto il controllo di interi settori economici: dalla produzione e commercializzazione del caffè, ai centri scommesse, al commercio all’ingrosso di bibite e prodotti parafarmaceutici. Nel settore edile gli arrestati hanno effettuato, per conto del clan Mallardo, speculazioni edilizie e costituito numerose società immobiliari operanti soprattutto in Provincia di Roma. Le Fiamme Gialle di Roma hanno posto i sigilli su alcuni cantieri edili e su circa 230 tra terreni e unità immobiliari, in particolare nei Comuni di Roma, Mentana, Guidonia Montecelio, Monterotondo e Sant’Angelo Romano.

C) 6 giugno 2011, il mercato ortofrutticolo di Guidonia nelle mire della 'ndrangheta?... E ora l’espansione si dirige anche verso zone che, almeno inizialmente, sembravano avere scarsa rilevanza per i clan. Il territorio ad esempio della provincia nord-est, ovvero quello del mercato ortofrutticolo di Guidonia. Proprio qualche mese fa era stato lanciato l’ultimo allarme. In un’interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni Roberto Maroni, i deputati del Pd Laura Garavini e Jean Leonard Touadì chiedono di intervenire sulla situazione del Centro Agroalimentare di Roma. Il sospetto è che la struttura sia finita sotto il controllo della ‘ndrangheta. Estorsione e usura i reati più frequenti. Inoltre, emergerebbe anche l’utilizzo della zona di Tivoli e Palestrina da parte di alcune famiglie legate alla ‘ndrina di Sinopoli come nascondiglio di soggetti malavitosi. E se fino a qualche giorno fa si poteva ancora ipotizzare la marginalità degli investimenti sul territorio, l’ultimo maxi sequestro delle Fiamme Gialle di Roma e Napoli spazza via ogni dubbio. Seicento milioni di euro, 300 beni immobili tra appartamenti e terreni. Città come Guidonia, Mentana, Fonte Nuova e paesi come Sant’Angelo Romano, sono stati presi d’assalto da una montagna di denaro sporco da riciclare. Ed è da li che parte la grande inchiesta della Dda di Napoli. La struttura era semplice e il gioco lo era ancora di più. Tutto passava nelle mani di Michele Palumbo, “Don Ciccio” per tutti, referente di zona del clan Mallardo. Uno che incontrava nella sua “abitazione” in un noto albergo sulla via Nomentana, politici, imprenditori e anche forze dell’ordine. Tramite Palumbo il clan di Giugliano investiva grosse quantità di capitali “sporchi” che venivano lavati con l’acquisto di terreni, abitazioni, auto e moto di lusso. Ma anche agenzie di scommesse, e soprattutto la commercializzazione del caffè Seddio, di proprietà dei Mallardo. Un caffè che a Giugliano non aveva rivali, visto il modo “senza possibilità di rifiuto” con cui era commercializzato.

D) Aprile 2012, spacciavano tessuti sintetici importati dalla Cina per prodotti in cachemire e seta. Per questo 4 cittadini cinesi, tre residenti a Roma e uno a Firenze, sono stati denunciati dalla Guardia di Finanza di Firenze. Sono stati sequestrati, tra Firenze, Roma e Guidonia Montecelio, 1.423.199 accessori per abbigliamento non a norma, per un valore complessivo di 8,5 milioni di euro. I controlli, spiega la Guardia di Finanza, sono iniziati in un negozio del centro storico di Firenze, gestito da un cittadino cinese, dove venivano venduti accessori di moda in cachemire e seta a prezzi molto bassi.

E) 9 luglio 2013, 'ndrangheta e camorra alleati nel traffico di droga. Sono 50 le persone destinatarie di ordinanze di custodia cautelare dopo una maxi operazione antidroga dei carabinieri del Comando Provinciale di Roma, nei confronti di quattro organizzazioni criminali operanti nell’area romana (famiglie Casamonica, Senese, Giorgio, Fonzo, Lasi, Allocca e Ludovisi, Mazzarella, D'Agostino, Trimboli e Marando), tra Cinecittà, Guidonia Montecelio, Anzio e Nettuno, collegate da rapporti di affari ma autonome. I militari hanno eseguito arresti, perquisizioni e sequestri nel Lazio, Lombardia, Campania e Calabria. I gruppi smantellati oggi operavano in Italia e nelle Canarie e intrattenevano affari in contesti criminali riconducibili a camorra e 'ndrangheta, oltre alla criminalità organizzata sudamericana e albanese. Per la Calabria erano le cosche reggine di Platì e Sant'Ilario dello Jonio a gestire il traffico e i rapporti di affari. Le quattro organizzazioni criminali importavano dal Sudamerica ingenti carichi di cocaina, hashish e marijuana sulla Capitale. Durante le indagini, le intercettazioni hanno consentito di documentare la trattativa in Colombia con soggetti riconducibili al noto narcotrafficante italiano Roberto Pannunzi, all’epoca latitante, per la fornitura di oltre 200 chili di cocaina che avrebbe dovuto essere introdotta in Italia, occultata in un container scaricato nel porto di Napoli, grazie all’intervento di esponenti del clan Mazzarella. Nel corso dell’indagine, i carabinieri hanno eseguito numerosi interventi, sequestrando circa 240 kg di narcotico. A Guidonia Montecelio agiva il gruppo criminale capeggiato dal pregiudicato Salvatore Allocca, i cui componenti erano di stanza a Guidonia Montecelio, operava sull’asse Milano - Roma nella compravendita di vari tipi di narcotico importato dalla Spagna e successivamente immesso sul mercato della zona sud est della Capitale. Nel corso delle indagini i militari di via in Selci hanno eseguito vari arresti di corrieri appartenenti al gruppo criminale sequestrando 2,5 chili di cocaina, 10 chili di marijuana e 3 chili di hashish riconducibili al sodalizio.





EPISODI DAL 2014

A) 14 gennaio 2014, La Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 44 milioni di euro ad imprenditori collegati al clan Mallardo, nella zona ad est di Roma, tra cui Guidonia Montecelio e Mentana (vedasi confisca successiva del febbraio 2017 ).

B) 7 maggio 2015, attentato intimidatorio contro la giornalista Elisabetta Aniballi, portavoce del sindaco di Guidonia, in provincia di Roma e direttrice del giornale “Il Municipale”. Un ordigno è stato lanciato da due uomini in moto contro l’automobile della cronista, professionista da quindici anni: a causa dell’esplosione, la vettura ha rischiato di saltare in aria davanti alla sede del Comune della città. L’organo di informazione diretto da Aniballi è un giornale istituzionale ma negli ultimi quattro numeri sembra aver cambiato la propria linea editoriale, tentando di indagare con piglio d’inchiesta sugli atti amministrativi e sulla trasparenza degli appalti pubblici. I carabinieri hanno quindi sequestrato proprio le ultime pubblicazioni per cercare indizi che possano far risalire alle ragioni delle intimidazioni.

C) 21 luglio 2015, clan della camorra (clan Mallardo) e di cosa nostra erano già riusciti a ottenere, di fatto, il controllo su buona parte del trasporto e dello scarico dei prodotti ortofrutticoli nei mercati di Giuliano, di alcune piazze siciliane e di Fondi. Un business lucroso che consentiva alle famiglie del crimine organizzato (che non hanno mollato l’osso nemmeno dopo le operazioni delle distrettuali antimafia di mezza Italia che si sono interessate del fenomeno negli ultimi sei anni) di praticare una sorta di monopolio che, questa era l’intenzione, doveva allargarsi fino a comprendere anche la piazza più ambita: quella della Capitale. Nelle carte dell’indagine della distrettuale antimafia di Napoli eseguita dagli agenti delle Dia di Roma, Salerno, Caserta e Catania infatti viene fuori che già «dal gennaio del 2009 cominciava ad apparire chiaro che il programma di espansione del gruppo capeggiato da D’Alterio prevedeva anche l’apertura di punti vendita nella Capitale. In alcune conversazioni - scrive il gip di Napoli - emergeva che era in corso l’allestimento di negozi a Guidonia e Ciampino».

D) 22 luglio 2015, operazione "Vento dell'est", i finanzieri del Comando provinciale di Roma, hanno arrestato 9 persone legate al clan Guarnera di Acilia per i reati di estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, nonché traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravati dalle modalità mafiose. Le indagini, coordinate dalla Procura della Capitale e condotte da Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Capitale, hanno accertato come i fratelli Sandro e Sergio Guarnera - dissociatisi dal boss Mario Iovine, detto "rififi'", appartenente al clan dei Casalesi, gruppo Iovine - avessero promosso ed organizzato ad Acilia un autonomo clan mafioso che si era affiliato con importanti esponenti della locale criminalità albanese, da utilizzare come braccio armato e violento per rendere più concrete ed efficaci le intimidazioni e ottenere il controllo del mercato capitolino delle slot-machine. Inoltre, potendo contare su relazioni con soggetti appartenenti alla disciolta Banda della Magliana, come Luciano Crialesi e Renato Santachiara, avevano stabilito rapporti di coabitazione con esponenti del clan Fasciani di Ostia per operare indisturbati nel comprensorio di Acilia - spesso in maniera violenta e con vincolo di esclusività - nel remunerativo settore delle "macchinette mangiasoldi", che venivano imposte agli esercizi commerciali abilitati ed autorizzati dall'Anms. Le loro mire espansionistiche erano state poi rivolte verso Guidonia Montecelio, avvalendosi anche dell'apporto e delle facilitazioni offerte da Davide Di Gennaro, giovane imprenditore romano oggi arrestato che, scientemente, decideva di avvalersi delle "capacità di persuasione" del clan per imporsi nel mercato legale.

E) 15 dicembre 2015, 'Ndrangheta a Roma, 9 arresti: il boss dirigeva lo spaccio dal carcere. Operazione dei carabinieri del Comando Provinciale di Roma contro le infiltrazioni della 'ndrangheta tra il Lazio e la Calabria: 9 i destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della Dda della Capitale. In corso numerose perquisizioni e sequestri di beni a Roma e provincia (Tivoli, Guidonia Montecelio, Castelnuovo di Porto) e ad Africo Nuovo e Bovalino (Reggio Calabria). Per 4 dei 9 destinatari delle misure cautelari l'accusa è di far parte, a vario titolo, di un'associazione per delinquere operante nella provincia di Roma, finalizzata allo spaccio di droga proveniente dalla Calabria. Con l'aggravante della disponibilità di armi, dell'impiego di minorenni nello spaccio e di aver agevolato l'attività della 'Ndrangheta con articolazioni in Calabria e Lazio per il controllo delle attività illecite. Al capo dell'associazione, un 34enne originario di San Luca (Reggio), contiguo alla cosca Nirta-Romeo-Giorgi, è stata anche contestata l'intestazione fittizia di attività commerciali. A riscontro del fatto che l'attività illecita venisse condotta per conto della 'Ndrangheta, nel corso delle indagini, svolte dai carabinieri della Compagnia di Tivoli, sono stati recuperati i 'pizzini scrittì da un elemento di vertice della 'Ndrangheta, attualmente detenuto in carcere, che contenevano istruzioni su come l'organizzazione dovesse muoversi nella gestione dei traffici illeciti.

F) 9 febbraio 2016, Luigi Moccia “riconosciuto capo dell’omonimo clan di stampo camorristico” appena arrivato a Roma per eseguire la misura della libertà vigilata “si è inserito nel tessuto commerciale ed economico della città gestendo alberghi e bar”. Il giudice Giuseppina Guglielmi nell’ordinanza di custodia cautelare traccia un quadro abbastanza chiaro del boss e della sua rete per la vendita di prodotti ortofrutticoli e latticini. Dai negozi all’Ardeatina, Guidonia, Tiburtina in breve Moccia ha allargato il suo ‘business’ di fornitore ad esempio a tutta una serie di supermercati della Conad. Luigi Moccia, che viveva tra Collina Fleming e Parioli – si aggiunge – ha avuto una Ferrari e interessi ben dentro la città. Le verifiche del resto sono partite da un albergo in vicolo del Buco, a Trastevere, e da un bar in via Milano. La lista di una trentina di ristoranti, bar, torrefazioni e trattorie storiche desta impressione. Il documento, all’attenzione degli inquirenti, sarà motivo di ulteriori accertamenti, anche se allo stato si spiega che quelli “a valle” degli affari del clan potevano non esser consapevoli da dove provenissero quelle “primizie”.

G) 27 ottobre 2016, ‘Ndrangheta, maxi operazione dei carabinieri: 5 arresti nei confronti di presunti affiliati alla cosca Paviglianiti operante nei comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri. I provvedimenti, emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguiti a Guidonia (RM), Lomazzo (CO), Melito di Porto Salvo (RC) e Bagaladi (RC), hanno raggiunto anche POLIMENI Salvatore, di anni 46 da Melito di Porto Salvo, residente a Guidonia (RM).

F) 25 novembre 2016, rivelazione di Nunzio Perrella, boss pentito del Rione Traiano di Napoli, sul traffico di rifiuti tossici Indispensabile l’indagine nel comprensorio Tivoli-Guidonia. In passato, a Villanova di Guidonia i cittadini hanno sovente protestato per il via vai di camion che scaricavano, rigorosamente di notte, in un sito dismesso; subito dopo un gruppo di operai interveniva per coprire di terra; a corroborare quanto descritto, una interrogazione al sindaco di Guidonia Montecelio del tempo avanzata da Sabatino Leonetti, consigliere comunale del Pci. A sentire i residenti un fatto che non sarebbe cessato.


EPISODI DAL 2017

A) 23 febbraio 2017, confisca clan camorristico Mallardo a Guidonia, Monterotondo, Mentana e Fonte Nuova. La guardia di finanza del comando provinciale di Roma, nell’ambito dell’operazione Domus Aurea 2, ha eseguito la confisca di beni per circa 20 milioni di euro tra le provincie di Roma, Caserta, Napoli e Latina. A Guidonia Montecelio dei terreni ed il 50 per cento di alcuni villini in via Monviso a Colleverde. Oggetto del provvedimento sono stati Michele Palumbo del ’52, Angela Sequino del ’77 e Francesco Biagio Russo del ’66, formalmente imprenditori ma di fatto fiduciari e “prestanome” del capoclan Feliciano Mallardo. Le imprese riconducibili ai tre soggetti riciclavano e reimpiegavano i proventi delle molteplici attività delittuose del clan camorristico, egemone nel comune di Giugliano in Campania e nei territori limitrofi. Partendo dalle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, i militari della guardia di finanza hanno potuto svelare il “sistema dei mutui”, utilizzato per l’effettuazione degli illeciti investimenti, volto a dare loro un’apparente liceità allo scopo di eludere eventuali provvedimenti ablativi. La “holding” criminale ha così accumulato un enorme patrimonio mobiliare ed immobiliare, del tutto incongruente con i redditi dichiarati dagli interessati.

B) 17 maggio 2017, droga per il clan della camorra - i carabinieri della Compagnia di Capua hanno eseguito 10 misure cautelari emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale DDA, nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L’indagine ha consentito, tra l’altro, di disarticolare un’associazione per delinquere finalizzata al trasporto, trasformazione, confezionamento e spaccio di “cocaina”, “hashish” e “Marijuana” nei comuni di Vairano Patenora (Ce) e Calvi Risorta (Ce). Gli arresti sono stati eseguiti a Vairano Patenora (Ce), Calvi Risorta (Ce) e Guidonia (Rm).

C) 23 giugno 2017 operazione Babylonia. I carabinieri e la gdf effettuano a Roma e dintorni, tra cui Guidonia, un maxi sequestri di beni per un totale di 280 milioni di euro. 50 persone tra indagati ed arrestati. Riciclaggio, slot, traffico di droga in una vera e propria alleanza tra la SCU pugliese e i camorristi del clan Amato-Pagano.
La figura di spicco è il narcos Vitagliano figura nota.

D) 4 ottobre 2017 clan Rinzivillo. Operazione internazionale che ha colpito il clan dei Rinzivillo di Gela tra Italia e Germania con un sequestro di 11 milioni di euro e 37 ha toccato anche Guidonia Montecelio. Il clan aveva interessi nel mercato ortofrutticolo di Guidonia.


E) 8 marzo 2018 cosa nostra Tiburtina. Arrestate dai carabinieri 39 persone. Smantellata una struttura piramidale su Tivoli e Guidonia. Addirittura la forza criminale del gruppo si manifestava pedinando i carabinieri che stavano indagando su di loro. Il gruppo aveva il monopolio del traffico di droga.

https://stopmafia.blogspot.com/2018/03/operazione-anti-mafia-guidonia-e.html

F) 17 luglio 2018 clan Casamonica. L'operazione che ha visto contestare al clan l'associazione mafiosa ne traccia la presenza anche a Guidonia Montecelio, territorio che frequentano abitualmente con tanto di villino nella propria disponibilità.

G) 2 novembre 2018 usura. Viene arrestato un usuraio. La vittima un 50enne di Guidonia.

H) 5 dicembre 2018 cosa nostra Tiburtina. Sono stati effettuati ulteriori 10 arresti che dimostrano la pericolosità del sodalizio mirante al predominio nel traffico di droga nell'area est della capitale.

https://stopmafia.blogspot.com/2018/12/cosa-nostra-tiburtina-tivoli-guidonia.html

I) 8 dicembre 2018 cannabis. Arrestato dai carabinieri coltivatore diretto.




Relazione Dna 2013

I settori in cui la mafia investe i suoi capitali sono soprattutto l’edilizia, le società finanziarie e immobiliari e - nell’ambito del commercio – l’abbigliamento, le concessionarie di auto e la ristorazione: ristoranti, bar e caffè vengono acquisiti da società di nuova costituzione, spesso con capitali sociali esigui, che fungono da schermo dei gruppi mafiosi. Non va tralasciato inoltre l’importante mercato agroalimentare, nei due poli costituiti dal MOF di Fondi e dal CAR di Guidonia (RM) i cui volumi commerciali assumono un rilievo nella fissazione dei prezzi degli agrumi in Europa.


Relazione Dna 2015

Non va tralasciato l’interesse mostrato dai gruppi mafiosi per il mercato agroalimentare, nei due poli costituiti dal MOF di Fondi e dal CAR di Guidonia (RM), i cui volumi commerciali assumono un rilievo nella fissazione dei prezzi degli agrumi in Europa.


NB: nelle relazioni sono citate anche alcune delle operazioni indicate in elenco.

Relazione Dia 2017 1 sem.

CLAN MALLARDO: Al riguardo si evidenzia la confisca di beni eseguita a febbraio dalla Guardia di Finanza, per un valore complessivo pari a circa 38 milioni di euro, riconducibili ad una cellula economica del clan operante nel basso Lazio ed in alcuni comuni a nord della Capitale (Mentana, Guidonia Montecelio, Monterotondo, Capena e Fonte Nuova), dove sarebbe stato messo in atto un sistematico acquisto di terreni, strumentale a speculazioni edilizie, anche grazie alla compiacenza di funzionari pubblici e politici del posto.

Sempre a febbraio, l’operazione “Domus Aurea 2” della Guardia di Finanza ha fatto luce sugli investimenti, operati dai MALLARDO, in alcuni comuni a nord della Capitale (Mentana, Guidonia Montecelio, Monterotondo, Capena e Fonte Nuova), dove sarebbe stato messo in atto un sistematico acquisto di terreni, strumentale a speculazioni edilizie, anche grazie alla compiacenza di funzionari pubblici, che avrebbero consentito di edificare complessi residenziali su terreni a vocazione agricola, in concorso con affiliati all’alleato cartello dei CASALESI.


Dal Rapporto zoomafie 2014

All’inizio del mese di ottobre 2013, a Roma sono stati sequestrati 680 chili di squalo elefante spacciato per squalo manzo e pronto per essere immesso sul mercato. L’operazione congiunta è stata effettuata dal personale del Corpo forestale dello Stato del Servizio CITES Centrale di Roma e dal personale del Centro di Controllo Area Pesca della Direzione Marittima del Lazio. Il sequestro è avvenuto presso il Centro Agro Alimentare di Guidonia Montecelio (Roma). Lo squalo Elefante (Cetorhinus maximus) specie ittica protetta dalla Convenzione di Washington era pronto per essere immesso sul mercato in maniera illegale. Dai controlli effettuati dalla Forestale e dalla Capitaneria di Porto, infatti, sono stati rinvenuti diversi tranci di carne di pesce, per un totale di circa 680 Kg che sarebbero stati venduti in maniera illecita, in quanto la dicitura riscontrata sia sui documenti contabili che su quelli di trasporto era “carne di squalo di manzo”.



Rifiuti



Nel gennaio 2016 un'operazione nazionale sul traffico di rifiuti ha riguardato una società di Guidonia Montecelio con relativo sequestro dell'impianto industriale di trattamento rifiuti.

Nel novembre 2016 il camorrista pentito Nunzio Perrella fa delle dichiarazioni alla trasmissione Rai Nemo dalle quali si evince che, probabilmente, nel territorio di Guidonia sarebbero stati smaltiti illecitamente rifiuti tossici.

Nel giugno 2018 a Guidonia veniva posto sotto sequestro uno stabilimento industriale per gestione illegale di rifiuti speciali ferrosi.

Usura

Nell'aprile 2017 ci sono stati 2 arresti per usura. Coinvolti soggetti legati a clan campani.

Mafia bianca

Nel mese di aprile del 2017 l'operazione "ragnatela"della Guardia di Finanza ha smantellato con 15 arresti una rete interna ed esterna al comune di Guidonia Montecelio denominata informalmente "mafia bianca" le cui accuse principali riguardano l'associazione per delinquere, la corruzione ed il peculato.

Una parte consistente della precedente amministrazione ne è rimasta coinvolta.



Conclusioni


A Guidonia Montecelio possiamo dire che esiste una situazione di alta infiltrazione criminale e/o mafiosa, come dimostra l'elenco sintetico, ma esaustivo, delle operazioni sopra descritte.

Guidonia Montecelio non è un territorio “perso” cioè, totamente in mano alla criminalità organizzata, questo grazie anche all'inversione di rotta che ha dato questa Amministrazione comunale. Le azioni, anche quelle simboliche, poste in essere dalla Giunta di Guidonia Montecelio dimostrano che è stato avviato un percorso di legalità, contro il malaffare e la mafia.

E' fondamentale continuare su questa strada, per contrastare ogni forma di criminalità, senza aver paura di parlarne.

Affrontare il tema mafia aiuta il territorio a contrastarla e lo vaccina da qualsiasi forma di “influenza”.

I numerosi clan tracciati dimostrano in modo inequivocabile lo spessore criminale presente nel territorio.

CLAN TRACCIATI

Clan Siciliani: presenza di Liggio, Rinzivillo.

Clan Campani: Schiavone, Mallardo, Mazzarella, Moccia, Amato-Pagano.

Clan Calabresi: 'ndrine di Sinopoli, di Plati', Nirta Romeo di San Luca, Paviglianiti.

Altri clan: Casamonica, triadi, Guarnera, albanesi, Fasciani, ex Magliana, cosa nostra Tiburtina, narcos vari, usurai, SCU.

Note.
I cognomi dei mafiosi dei clan sono da ricondurre esclusivamente agli affiliati. Portare un cognome uguale non significa far parte dei clan.




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