RELAZIONE DNA 2016 - MAFIA E/O CRIMINALITA' RUMENA IN ITALIA





DALLA RELAZIONE DNA 2016

La criminalità rumena continua ad agire su due livelli: quello, diventato capillare, della microcriminalità, e l'altro, più redditizio, delle associazioni per delinquere. Accanto ad una realtà delinquenziale indirizzata al compimento di reati di c.d. “criminalità diffusa”, riconducibili nella maggior parte dei casi a singoli soggetti o gruppi non necessariamente inseriti in contesti organizzati, si registra ormai da anni sul territorio nazionale anche l’operatività di sodalizi a carattere transnazionale, ben strutturati e dediti ad attività illecite più qualificate e redditizie, quali il traffico di esseri umani (sia smuggling che trafficking) e lo sfruttamento della prostituzione, in danno soprattutto di giovani donne (in alcuni casi anche minorenni) connazionali e di cittadine dell’est europeo, quali quelle delle vicina Moldova e, più recentemente, anche di italiane. Le attività di contrasto condotte negli ultimi anni hanno consentito di - delineare alcune peculiarità tipiche della criminalità di matrice rumena, quali: l’uso della violenza con finalità puramente “espressiva” inferta nei confronti delle vittime. Tale comportamento, attuato anche quando non necessario per il raggiungimento dell’obiettivo delittuoso, provoca nell’opinione pubblica un elevato allarme e una crescente percezione di pericolosità; - - l’accuratezza nell’esecuzione dell’azione criminale. Le spiccate capacità operative determinano un incremento della domanda di “manodopera” di origine rumena anche da parte di organizzazioni autoctone o di diversa etnia, che la utilizzano per elevare il loro livello di efficienza criminale e rendere più difficoltosa l’azione di contrasto soprattutto per quanto attiene i reati contro il patrimonio e le clonazioni di carte di pagamento, ove si rileva un modus operandi organizzato, lineare nel passaggio all’atto, meticoloso e ad elevato livello di evoluzione tecnologica e di precisione; la capacità di sapersi “adattare” a contesti criminali differenziati. Tale aspetto costituisce un ulteriore punto di forza dei criminali rumeni, poiché li rende facilmente integrabili in ambiti multietnici. Infatti, la riscontrata capacità di relazione/interazione di tale etnia evita alle sue componenti di essere “percepite” come minaccia alla leadership delle organizzazioni di diversa nazionalità (albanesi, nigeriane, etc.). I gruppi criminali rumeni risultano prioritariamente dediti alla tratta di esseri umani sovente finalizzata allo sfruttamento sessuale di giovani donne provenienti dall’est Europa, costrette a prostituirsi in strada o nei night club e lavorativo di propri connazionali, impiegati prevalentemente nei cantieri edili o in agricoltura. Le indagini condotte nel tempo in tale settore documentano l’operatività dei citati sodalizi su base transnazionale, con strutture di vertice prevalentemente stanziate in madrepatria, in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito, dall’ingaggio, al trasferimento e, infine, allo sfruttamento diversificato delle vittime nei paesi di destinazione. In particolare, le attività investigative condotte dalle Forze di Polizia e coordinate dalle Direzioni Distrettuali finalizzate alla repressione della tratta di giovani donne ai fini dello sfruttamento sessuale, oltre ad evidenziare la tendenza dei gruppi criminali rumeni ad utilizzare metodi particolarmente coercitivi, assimilabili a quelli mafiosi 35, hanno documentato forme di collaborazione con altri gruppi criminali stranieri, soprattutto albanesi, per lo sfruttamento incrociato, o la cessione reciproca delle vittime, avvalendosi anche di soggetti italiani incaricati del supporto logistico. Talvolta sono emerse conflittualità, localizzate soprattutto nel centro-nord Italia, derivanti dai tentativi di gruppi rumeni di estromettere altre organizzazioni di matrice etnica nelle attività di sfruttamento delle prostitute. Indagini recentemente concluse hanno inoltre documentato casi di imposizione del pagamento di una sorta di “tassa di occupazione” del luogo ove è svolto il meretricio alle giovani sfruttate. Sono stati inoltre evidenziati rapporti collusivi di soggetti rumeni con esponenti della criminalità autoctona campana, soprattutto nelle fasi del rilascio dei documenti d’identità, dei codici fiscali e delle tessere sanitarie destinate alla regolarizzazione delle lavoratrici rumene, utilizzando, delle volte, quale moneta di scambio, la partecipazione di numerosi lavoratori controllati dal sodalizio alle votazioni delle primarie indette a livello locale. Caratteristica della criminalità rumena è anche la riconosciuta predisposizione per le attività delittuose con un elevato “know-how” tecnologico. Si distingue infatti, sul territorio nazionale così come in quasi tutti gli Stati dell’U.E., nel settore della clonazione, contraffazione ed indebito utilizzo dei mezzi di pagamento elettronico, adeguando e diversificando continuamente il modus operandi in base alle contromisure adottate dalle società emittenti, nonché alle attività di contrasto poste in essere dalle Forze di Polizia, evidenziando un’articolata ramificazione organizzativa, anche su base multietnica, capace di operare su scala transnazionale. I gruppi rumeni, infatti, sono divenuti specialisti nel carpire i codici segreti delle carte elettroniche di pagamento delle casse bancomat, attraverso l’apposizione di apparecchi cosiddetti skimmer o altri congegni simili, per la successiva clonazione di tali strumenti di pagamento, anche con l’ausilio di “tecnici” stanziati in madrepatria. Diverse attività investigative condotte nel recente passato hanno documentato, inoltre, cointeressenze tra gruppi rumeni e bulgari, dei quali è stata registrata una crescente operatività nel settore. Nel settore degli stupefacenti, invece, i cittadini rumeni, sebbene manifestino una sempre più crescente autonomia, svolgono sovente una funzione di supporto ad altre organizzazioni criminali meglio strutturate, sia autoctone che straniere, quali quelle albanesi, maghrebine, nigeriane e sudamericane. La criminalità rumena ha infine continuato a manifestare interessi, unitamente ad altre componenti etniche, anche alla perpetrazione di reati predatori, quali furti di rame (in cui continua a risultare quasi monopolistico il coinvolgimento di soggetti rumeni) e rapine in ville e abitazioni, perpetrati in diversi casi con l’uso della violenza nei confronti delle vittime, con esiti talvolta tragici.

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