REPORT 2017 - CRIMINALITA' CINESE










CRIMINALITA' CINESE
A FIRENZE, PRATO E DINTORNI




RAPPORTO 2017



                                                                                  A cura di Salvatore Calleri
INDICE
PREMESSA
LA FAMIGLIA HSIANG
FORME DI MAFIA CINESE - RAPPORTO 2010
SITUAZIONE ODIERNA
INTERROGAZIONE SEN. LUMIA SU RAPPORTO 2016
RIFLESSIONI FINALI



PREMESSA



Dove c'è criminalità, specie quella di tipo mafioso, non c'è sviluppo economico o sociale, e il lavoro, quello legale, può rappresentare una prevenzione contro questo tipo di fenomeni e al loro espandersi specie tra i giovani''.

                                                       
P.L. Vigna, gennaio 2011, seminario Cgil Toscana




È oramai noto come le mafie riescano a propagarsi e ad attecchire nei territori del centro e del nord Italia utilizzando la loro arma più potente, linfiltrazione nel sistema delle relazioni sociali: la mafia non si limita a esportare manovalanza criminale, fa leva anche su una collaudata capacità di intrecciare relazioni con imprenditori, politici, amministratori, apparati tecnici.
Non stupisce che negli ultimi anni uno dei reati più contestati risulti la corruzione aggravata proprio delle categorie appena citate. La corruzione è un patto illegale di corrispondenza tra due soggetti, e per la stipula di un simile accordo occorre necessariamente che gli interlocutori si conoscano, si frequentino e si siedano ad uno stesso tavolo. Fortunatamente in Toscana non si sono ancora toccati i livelli di guardia raggiunti da altre regioni del nord, come la Liguria, il Piemonte e la Lombardia, dove alcuni comuni sono stati addirittura commissariati per infiltrazioni mafiose. In Toscana la criminalità organizzata ha sempre cercato di agire in modo sommerso, trafficando in droga o servendosi della regione principalmente come rifugio per il riciclaggio del denaro sporco senza puntare al controllo del territorio in senso tradizionale, per quanto oggi si registri una tendenza in aumento alla colonizzazione anche culturale. Un discorso in parte diverso va fatto invece per la criminalità organizzata e/o mafiosa cinese, che in Toscana ha sempre trovato terreno fertile.
Spesso si commette l'errore di considerare la mafia cinese come una sorta di organizzazione da film. Niente di più errato. Da anni assistiamo ad una sottovalutazione del fenomeno, totalmente immotivata. Basti pensare che caso raro in Italia, esiste un precedente che ha addirittura riconosciuto l'esistenza per le triadi dell'art. 416 bis, quello della famiglia Hsiang.

LA FAMIGLIA HSIANG

Sono ormai trascorsi diversi anni dalla relazione dell'ottimo Cons. Carmelo Petralia, datata 2008, in cui la Direzione Nazionale Antimafia affermava che

"la gravità delle connotazioni obiettive assunte dal fenomeno in esame nel distretto fiorentino, in sé rivelata dal reiterarsi di efferati omicidi, come noto, era già complessivamente emersa nel recente passato attraverso le risultanze degli articolati sforzi di ricerca probatoria che avevano consentito di comprovare levoluzione in senso prettamente mafioso dei moduli organizzativi e delle metodologie operative del gruppo criminale allora egemone, facente capo alla famiglia Hsiang. Il relativo procedimento, conclusosi con la pronuncia di ormai definitive sentenze di condanna per il reato di cui allart. 416 bis c.p.50, aveva, in particolare, posto in risalto il progressivo instaurarsi di fortissimi vincoli di solidarietà criminale tra i soggetti gravitanti attorno a quel gruppo familiare esteso, in grado di proiettare la propria capacità intimidatoria, ma anche di attrazione, su parte rilevante della comunità cinese impiantata nella zona di Firenze e, segnatamente, sugli immigrati clandestini che, giunti in Italia attraverso le attività di mediazione illecita del gruppo Hsiang, a questa famiglia rimanevano legati da complessi legami di sudditanza economica e psicologica. La ricordata sentenza di condanna per associazione di tipo mafioso ha dunque costituito, sia sul piano prettamente giudiziario che su quello utile alla rilevazione criminologia, un importante punto di riferimento per le successive progressioni investigative, rivelando, da un lato, le caratteristiche tendenzialmente totalizzanti della dimensione di controllo criminale ormai raggiunta da gruppi organizzati che programmaticamente perseguono fini di condizionamento dell intera vita sociale della comunità di riferimento, attraverso il contestuale e coordinato combinarsi di attività delittuose tradizionali (rapine, estorsioni, contraffazione di prodotti industriali, favoreggiamento dell immigrazione clandestina e sfruttamento economico o sessuale degli immigrati, soprattutto) e di abili politiche finalizzate persino all occupazione degli spazi di rappresentanza associativa degli interessi legittimi della medesima comunità e, dall altro lato, la necessità e la fecondità di inquadramenti giuridici che, riflettendo le reali fenomenologie criminologiche, valgano ad assicurare lutilizzazione delle speciali tecniche e metodologie tipicamente proprie delle investigazioni in materia di criminalità organizzata, oltre che dei correlati, più severi modelli sanzionatori".

FORME DI MAFIA CINESE

Anticipando diverse questioni oggi di grande attualità, nel 2010 la Fondazione Caponnetto ha dedicato una parte del proprio report alla mafia cinese,  identificando tre distinte tipologie criminali. Nel Rapporto 2010 era precisato che  la mafia cinese è presente in modo significativo, stabile e variegato nel nostro territorio. Esistono tre tipologie criminali presenti:  Triadi Gang Nuova mafia economica.  Queste tre forme criminali sono sempre più intrecciate fra loro, pertanto una simile schematizzazione serve soprattutto come semplificazione.
Triadi  Le triadi sono strutture orizzontali in contatto tra loro che controllano in modo capillare numerose attività economiche delle comunità cinesi. Le attività che la mafia cinese svolge sono le più varie: lo sfruttamento dei clandestini e della manodopera, il gioco dazzardo, la prostituzione, il narcotraffico ed il racket. Lo sfruttamento della prostituzione è aumentato in misura considerevole come lo si può desumere dall'aumento del numero delle case chiuse gestite da donne cinesi. La prostituzione cinese si è oramai ritagliata una fetta di mercato considerevole. Firenze, Pistoia, Lucca e Prato sono le città in cui numerose case di tolleranza sono state chiuse.  L'intimidazione delle triadi nei confronti, per il momento, dei propri concittadini avviene solitamente attraverso gesti eclatanti quali i sequestri di persona o le rapine accompagnate da pestaggi e violenze carnali.  Il verificarsi delle rapine rappresenta spesso il primo campanello d'allarme che deve far pensare alla presenza dell'organizzazione mafiosa sul territorio o perlomeno delle gang. In particolare in Toscana la mafia cinese è presente a Firenze, Prato, Empoli e nella zona delle concerie tra Pisa e Firenze.  Gli omicidi all'interno della comunità cinese sono numerosi. Solo negli ultimi mesi ne sono stati registrati ben 3. Le triadi italiane non è detto che mantengano comunque la forma organizzata usata nel paese d'origine. Non bisogna infatti dimenticare che la mafia tende sempre ad adattarsi al territorio.  Molto probabilmente le Triadi gestiscono anche gli ospedali cinesi clandestini. Di tale forma di mafia si è occupato recentemente tg due dossier. Dal rapporto DIA 1° sem. 2007: in Toscana, le indagini sui sodalizi criminali costituiti da immigrati cinesi continuano ad essere incentrate sulle medesime tipologie delittuose, che hanno costituito oggetto delle pregresse inchieste, vale a dire il favoreggiamento e la pratica dellimmigrazione clandestina, il sequestro di persona, lo sfruttamento della mano dopera giovanile e femminile, specie quella clandestina, la falsificazione e luso di documenti falsi, le risse e le lesioni personali con armi bianche, le rapine e le estorsioni, il traffico di stupefacenti nonché, in casi più isolati ed estremi, lomicidio. Tali tipologie delittuose, a causa di molteplici fattori, quali la visione isolazionista, la barriera linguistica, il perdurare di atteggiamenti non aperti allintegrazione nella comunità ospitante, la pratica del lavoro a cottimo nelle attività artigianali e della ricerca del guadagno a tutti i costi (congiunti, in alcuni casi, alla tendenza a ricercare risposte economiche, anche illecite, allinterno della medesima compagine etnica), denotano come la comunità cinese sia ancora una sorta di microcosmo anecogeno, nel quale è forte linflusso di segmenti palesemente devianti. I sentimenti di diffidenza nei confronti delle istituzioni sociali provocano atteggiamenti omertosi, che favoriscono il rinnovarsi delle bande giovanili, ormai considerate vere schegge incontrollabili ed instabili sul piano organizzativo, in continuo movimento e dedite alla commissione, in forma associata, dei reati descritti. La complessiva attività investigativa svolta nellambito di diversi procedimenti penali ha permesso di enucleare e/o di avere conferma di alcune costanti: - in taluni casi, i sodalizi criminali attenzionati hanno evidenziato le caratteristiche proprie dellassociazione mafiosa, quali la forza di intimidazione del sodalizio; - limmigrazione clandestina è collegata al fenomeno del sequestro di persona. Sovente, infatti, è stato accertato che le bande concorrenti effettuano sequestri reciproci di clandestini; - il traffico di immigrati clandestini costituisce, di fatto, un traffico di schiavi, con una vera e propria attività di compravendita di esseri umani a fini di brutale profitto; - il clandestino che giunge in Italia rimane strettamente assoggettato al vincolo del debito da estinguere con chi ha pagato il prezzo della sua liberazione, o meglio, del suo riscatto: ciò avviene attraverso il lavoro nelle aziende, tessili e di pelletteria, di proprietà di connazionali, con la costrizione a subire orari di lavoro interminabili, con una retribuzione certamente inadeguata e non proporzionata alle prestazioni lavorative, in condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza praticamente inesistenti; - rapine, furti ed estorsioni sono reati interni alla comunità, consumati da cinesi a danno di altri cinesi; - anche lo sfruttamento della prostituzione ed il traffico di stupefacenti sono in grande maggioranza reati intraspecifici. Dal rapporto della DNA 2008 si evince relativamente alla mafia cinese che: In tutta la Toscana numerosi sono i procedimenti iscritti per sequestro di persona, sempre finalizzato ad ottenere il prezzo dellimmigrazione clandestina, omicidi  anche qui sempre nellambito di connazionali  violazioni alle norme sulla tutela del lavoro, sfruttamento della prostituzione e in misura minore il commercio degli stupefacenti. La contraffazione è diffusa in tutto il territorio nazionale, con punte particolarmente elevate in Campania (in particolare, abbigliamento, componentistica, beni di largo consumo), Toscana, Lazio e Marche (pelletteria), Nord Ovest e Nord Est (componentistica ed orologeria). Le investigazioni hanno accertato che in Italia sono sempre più attive nello svolgimento di tale attività illecita le comunità cinesi.  E sempre dal rapporto della DNA 2008 si evince che: In Italia esistono varie associazioni ricreative, culturali e/o di mutuo soccorso -che in quanto regolari appaiono anche allesterno - di cinesi residenti, collegate tra loro e spesso non aliene a infiltrazioni mafiose. Sono assimilabili a club o a sindacati, o meglio a lobby, che oltre a consolidare lappartenenza al gruppo dei residenti in una stessa zona, sono anche punto di riferimento per mantenere i contatti con le Autorità del paese ospitante e con quelle di Pechino. Proprio per il potere acquisito nellambito delle comunità cinesi sono state spesso oggetto di attenzione da parte delle organizzazioni mafiose. Spesso allinterno di queste associazioni sono nati ambigui comitati daffari. Ciò è accaduto a Firenze, dove lassociazione Amicizia tra i cinesi si è scoperto essere uno strumento per limmigrazione clandestina. Il rapporto del 1° sem. 2009 della Dia segnala inoltre l'operazione che ha coinvolto a Pistoia 11 persone cinesi ed italiane che favorivano l'immigrazione clandestina. Un'operazione della PS dell'8 gennaio 2010 conferma un'organizzazione molto abile come si evince da: Un'organizzazione specializzata nel far entrare in Europa e Canada immigrati cinesi clandestini per destinarli al lavoro nero, è stata scoperta dalla squadra mobile di Firenze. Sei gli arrestati, malesi e cinesi, in esecuzione di misure cautelari, altri 13 nel corso delle indagini. Il viaggio per ciascun immigrato sarebbe costato 17.000 euro. I clandestini, fatti arrivare in aereo, avrebbero prima fatto tappa in Italia per poi, spiega la polizia, essere smistati in Francia, Inghilterra, Irlanda e Canada. Secondo quanto emerso dall'inchiesta, avviata nel 2007 e a cui hanno collaborato le questure di Milano, Reggio Emilia, Bologna, Prato e Bari, città dove sono state eseguite le 6 misure cautelari, la banda dedita allo 'smuggling', questo il termine tecnico per la tratta di immigrati, avrebbe operato avvalendosi di una base logistica in Cina e di referenti in Italia, 'teste di serpente' nel gergo cinese. Per il viaggio i parenti dei clandestini, chiamati 'merce' dall'organizzazione, avrebbero versato i 17.000 euro in 3 tranche. La polizia fiorentina spiega che ulteriori sviluppi dell'inchiesta "interesseranno nelle prossime settimane altri Paesi del Nord Europa". Alle indagini hanno contribuito anche le polizie di frontiera aerea di Firenze, Napoli, Venezia, Bergamo, Milano e Roma, con distinte operazioni effettuate presso gli aeroporti utilizzati per le partenze dall'Italia alla volta dell'Inghilterra che hanno portato ai 13 arresti in flagranza di cittadini orientali, tutti clandestini e sorpresi in possesso di documenti falsi. Strumentale infine, si spiega, il ruolo di Europol per la sinergia tra le polizie dei diversi Paesi coinvolti. (fonte ANSA). In futuro occorre stare attenti che la criminalità organizzata cinese, in tutte le sue forme, non estenda la propria attività ai settori italiani. E' inoltre altamente probabile che il settore alberghiero sia oggetto di attenzioni.  Gang  Sono apparse anche delle bande organizzate di giovani e giovanissimi, vere e proprie gang, che per il momento non si sono opposte alle triadi ma che al contrario ne vengono utilizzati.  La presenza delle gang è testimoniata dai recenti fatti di cronaca quali quello del 22 gennaio scorso a Prato: Ferito da una profonda coltellata al torace, un cinese di 21 anni è da ieri sera ricoverato in ospedale. Il ragazzo, raggiunto da alcuni connazionali mentre si trovava in un internet point, presenta alcune ferite da taglio ma non corre pericolo di vita. Viste le modalità dell'aggressione, secondo la polizia il giovane potrebbe essere stato colpito in un regolamento di conti, probabilmente all'interno della guerra che oppone le baby gang orientali della città. (Fonte ANSA) La città di Prato merita fra queste particolare attenzione per i recenti fatti che hanno visto una sparatoria in strada e l'arresto di una gang di una decina di giovani atta a rapine, estorsioni ed omicidi. Una sorta di cupola che contava sull'omertà e sui contatti con altre comunità italiane, specialmente in Campania. E' quindi opportuno adeguare alle nuove forme criminali le interpretazioni delle norme. A Campi Bisenzio una di queste gang ha compiuto rapine utilizzando come arma il machete. La presenza è comunque diffusa un po' in tutto il territorio toscano e l'autorità giudiziaria ne è ben consapevole al punto che la DDA è intervenuta più volte compiendo arresti e disarticolando la struttura di alcune cosche. Il 28 giugno 2010 nell'ambito dell'operazione Money2Money il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso ha dichiarato: In una realtà come Prato, alla luce dei reati commessi dai cinesi "assume una certa rilevanza il problema di ordine pubblico"... "non ci sono elementi per poter ipotizzare una saldatura fra criminalità cinese e italiana... "la cronaca registra vari omicidi, scontri tra bande di tipo mafioso, che hanno caratteristiche simili a quelle italiane. (fonte ANSA)  Nuova mafia economica (mafia borghese cinese)  Vi è inoltre una nuova forma di mafia organizzata caratterizzata in modo economico ed in grado di aggirare le norme italiane scientificamente. Siamo di fronte ad una borghesia mafiosa cinese da studiare con attenzione. Si rafforza rispetto al passato la notevole capacità di riciclare il denaro sporco in modo rapido acquisendo esercizi commerciali ed immobili. Una delle attività predilette di questa mafia cinese è quella della contraffazione favorita dall'enorme produzione di manufatti in violazione del rispetto delle più elementari regole di diritto. La qualità dei capi cinesi risulta in aumento e probabilmente in futuro si assisterà anche al superamento in parte della contraffazione per lavorare indirettamente ed inconsapevolmente mediante triangolazioni di manodopera per i marchi famosi.  Lo si evince anche dalla recente operazione come dal seguente comunicato del 29 aprile 2009: Sei aziende e decine di capannoni sequestrati, assieme a 280 mila prodotti e 7 chilometri di tessuto contraffatti: è in corso a Prato una vasta operazione di contrasto all'economia cinese illegale. La sta conducendo la guardia di finanza che l'ha denominata "Operazione economia sicura" e l'ha definita "la più grande effettuata sull' illegalità economica cinese in Italia". L'iniziativa delle fiamme gialle ha portato anche all'arresto di quattro persone, a compiere controlli fiscali su 50 imprese e sui proprietari degli immobili delle aziende. Scoperti anche 70 lavoratori in nero. (Fonte ANSA) Di rilievo anche un'operazione simile partita da Venezia ma riguardante la Toscana del 30 ottobre 2009: Circa 50 mila prodotti contraffatti (soprattutto borse) sono stati sequestrati dalla guardia di finanza di Venezia che ha denunciato sette immigrati e scoperto due depositi gestiti da cinesi a Firenze e provincia. Il blitz è scattato dopo che i finanzieri avevano fermato a Venezia quattro senegalesi mentre stavano vendendo articoli di pelletteria con i marchi contraffatti di Chanel, Louis-Vuitton, Gucci e Fendi. Successivamente gli investigatori hanno scoperto a Mestre i due magazzini gestiti da cinesi dai quali si rifornivano i nordafricani. Qui sono stati trovati oltre 3.000 articoli contraffatti, in particolare borse e altri accessori d'abbigliamento, e appunti che hanno portato i militari delle Fiamme gialle a individuare i probabili produttori della merce. L'attenzione si è così focalizzata su due magazzini, gestiti sempre da cinesi, dislocati a Firenze e a Campi Bisenzio (Firenze), uno dei quali adibito anche a laboratorio. Le perquisizioni eseguite hanno consentito di recuperare 9.271 borse e oltre 500 metri di stoffa con marchio Louis Vuitton, 4.200 borse e 50 metri di stoffa con marchio Gucci, 9.800 borse e 1.500 accessori con marchio Fendi. Nel locale adibito a deposito sono stati trovati anche 20.000 giocattoli privi di marchio CE, potenzialmente pericolosi per la salute dei bambini. Riproducevano i più noti personaggi dei cartoni animati tra cui Topolino, Minny, Winny the Pooh e Hello Kitty. Assolutamente precarie le condizioni igienico-sanitarie dei capannoni ispezionati, tanto che i militari hanno dovuto richiedere l'intervento degli ispettori dell'Asl fiorentina. All'interno di questi erano stati creati dei monolocali angusti e fatiscenti, con cucine e giacigli fatti di materassi sporchi poggiati per terra e improbabili bagni, dove intere famiglie mangiavano, dormivano e lavoravano, alternandosi in turni senza sosta.(Fonte ANSA) Operazioni di tal tipo ma di dimensioni ancor più grandi hanno interessato decine e decine di capannoni in località Osmannoro in Sesto Fiorentino, operazione della GDF che ha registrato la raffinatezza dell'organizzazione e la capacità economica rilevante per centinaia di milioni di euro. La prefettura di Firenze ha sottolineato l'importanza dell'operazione coordinando in modo mirabile il controllo del territorio. La dimensione economica del fenomeno criminale cinese è emersa anche nell'ultima operazione che ha riguardato il riciclaggio via money transfert collegato a finanziarie bolognesi e di San Marino per una somma enorme che la dice lunga sulla capacità economica di queste nuove forme mafiose. Operazione che merita un capitolo ad hoc.
Operazione Money2Money  Tale operazione rappresenta una porta sul presente ed il futuro delle organizzazioni criminali cinesi. La quantità di denaro movimentata trovata pari a c.a. 3,5 miliardi di euro, la capacità economica di interagire con le borghesie italiane e sanmarinesi ed il territorio in cui operavano pressoché liberamente... Prato devono farci aprire una riflessione profonda sulla situazione che va affrontata. L'inchiesta condotta da Innocenti sul Corriere della Sera, in generale quanto uscito sui quotidiani oltre ai vari comunicati delle agenzie con le dichiarazioni del Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso e del procuratore Quattrocchi non possono non destare sincera preoccupazione.  Da tale comunicato del 28 giugno 2010 si evince tutta la gravità della situazione: Quasi tre miliardi di euro riciclati in quattro anni, attraverso agenzie di money transfer e società  finanziarie, utilizzate per inviare il denaro dall'Italia alla Cina. Un patrimonio frutto di attività illecite di aziende cinesi: dalla contraffazione dei marchi di moda, all'evasione fiscale, allo sfruttamento del lavoro clandestino e della prostituzione. E' quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza della Toscana, che ha arrestato 24 persone. Per gli investigatori, si tratta di un'associazione a delinquere di stampo mafioso, guidata da una famiglia cinese da anni in Italia, i Cai, che manteneva il potere grazie a minacce, intimidazioni e omertà. Gli indagati sono 158; degli arrestati, 17 sono cinesi e 7 italiani. Nel mirino della procura, anche una famiglia bolognese, fondatrice della rete di money transfer 'Money2Money', entrata nell'orbita delle attività della criminalità cinese. Proprio quell'agenzia sarebbe stata lo strumento con cui il denaro veniva inviato in Cina, grazie al frazionamento delle somme in piccole tranches, all'utilizzo di documenti di ignari cittadini cinesi o al ricorso a complici: in tutto 2,7 miliardi dal 2006. Gli investigatori sono risaliti a una rete di imprenditori cinesi che avrebbero utilizzato i money transfer per riciclare il denaro: 100 le aziende coinvolte, la gran parte con sede a Prato o Firenze, ma con attività disseminate su quasi tutto il territorio italiano. Il denaro da riciclare derivava anche dallo sfruttamento della manodopera clandestina: uomini fatti arrivare in Italia dalla Cina per lavorare nelle fabbriche e donne impiegate nella prostituzione, in case chiuse camuffate da centri estetici. Secondo quanto emerso dalle indagini, si trattava di una tratta di esseri umani, per la quale si faceva ricorso a pestaggi e minacce di morte. Nel corso dell'inchiesta, i finanzieri hanno scoperto un secondo canale per il riciclaggio del denaro. Intimorita dalle norme entrate in vigore con il pacchetto sicurezza, l'organizzazione avrebbe cambiato 'metodo', abbandonando la Money2Money per servirsi di un'altra finanziaria. I contanti sequestrati dalle fiamme gialle superano i 13 mln di euro. Ma i militari hanno anche messo i sigilli a 181 immobili - fra cui molte ville - 300 conti correnti, 73 aziende e 166 auto di lusso, soprattutto Porsche, per un valore di 80 milioni di euro. Per il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, oggi è stato inferto "un duro colpo all'organizzazione criminale: come per la mafia, la confisca dei beni significa colpire alla base questo tipo di criminalità". Grasso ha anche ricordato che "le norme contenute nel pacchetto sicurezza hanno favorito e intensificato i controlli sulle attività di money transfer... (Fonte ANSA) Inoltre il Procuratore Grasso ha dichiarato che "La potenza economica e commerciale della Cina è un fenomeno geopolitico che influenzerà la criminalità organizzata nei prossimi anni". In conclusione anche per il 2010 la Fondazione Caponnetto considera la mafia cinese un'organizzazione molto forte sempre più in grado di controllare il territorio. La Chinatown di Prato purtroppo ne è l'esempio. Siamo quindi davanti ad un qualcosa di nuovo e temibile per la nostra regione. Anch'essa non va in alcun modo sottovalutata.
SITUAZIONE ODIERNA

La situazione ad oggi non è cambiata in meglio. Semmai siamo di fronte ad una ulteriore mutazione da parte delle organizzazioni criminali cinesi, che essenzialmente rimangono di tre tipi, pur avendo modificato i loro comportamenti verso l'esterno.

Le tre tipologie sono:

a) le triadi;
b) le gang;
c) la nuova mafia e/o criminalità organizzata economica.

Per la descrizione di queste tre tipologie si rimanda a quanto scritto nel 2010.

Dopo quanto avvenuto nel comune di Sesto F.no, il 30 giugno 2016 la Fondazione Caponnetto decide di lanciare l'allarme triadi, come si evince dal comunicato che segue nato da un’intervista rilasciata a Lady Radio.

Rivolta cinese: Fondazione Caponnetto, forte odore di triadi

FIRENZE
(ANSA) - FIRENZE, 30 GIU - La rivolta cinese di ieri all' Osmannoro potrebbe essere "non del tutto spontanea": è quanto ritiene Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, che in un'intervista a Lady Radio ha analizzato la dinamica della protesta. "Premesso che non faccio di tutta l'erba un fascio - dice Calleri - il comportamento di ieri, con la reazione ad un controllo di legalità, ricorda molto le reazioni che si vedono in alcune zone d'Italia ad altissima densità mafiosa". Per questo, ha aggiunto, "bisogna indagare a fondo, perché ieri ho sentito un forte odore delle triadi" ed è necessario "intensificare i controlli". Calleri ha spiegato di non condividere ciò che dice chi parla di "accanimento" nei confronti della comunità orientale: "Va ripristinata la legalità, non posso dare a nessuna comunità, né italiana né straniera, la possibilità di controllare un territorio senza che nessuno possa entrare da fuori". (ANSA).

http://www.ladyradio.it/video/cronaca/1339/rivolta-cinese--calleri--.html



Dopo oltre un anno è necessario aggiornare e monitorare il tutto per avere il quadro delle forme criminali cinesi operanti anche nel corso del 2017 in Toscana comprendendo le ramificazioni in Italia di tale ceppo criminale.

Principali operazioni:
*24 giugno 2017 - A Carpi in provincia di Modena i carabinieri hanno smantellato una banda criminale di rapinatori cinesi provenienti da Prato. 2 arresti e tre ricercati. Tutti affiliati alla criminalità organizzata.
*28 marzo 2017 - Una operazione della DDA di Firenze ha portato ad 8 arresti di cinesi con sequestri in Toscana, Campania e Abruzzo. La causa è il traffico internazionale di shaboo.
* 20 marzo 2017 - Lo Sco - PDS lancia allarme mafia cinese pure a Carrara. Altamente probabile -opinione dello scrivente- che il ceppo sia lo stesso di quello fiorentino-pratese. Hanno creato allarme gli incendi alle attività cinesi.
* 8 marzo 2017 - Smantellata una organizzazione cinese tra il padovano e la Toscana con la mente a Prato. Piantavano la la marijuana in capannoni industriali.
* 10 gennaio 2017 - Interrgazione del Sen. Lumia che interviene su interessi cinesi provenienti da Firenze - Prato a Vittoria dopo segnalazione de la spia.it

Nei mesi successivi l'operazione di investimento non avrà luogo grazie all'intervento della Regione Siciliana e della prefettura di Ragusa.

ePub Versione per la stampa Mostra rif. normativi Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-03371 Atto n. 3-03371 Pubblicato il 10 gennaio 2017, nella seduta n. 737 LUMIA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che secondo quanto risulta all'interrogante: Vittoria, in provincia di Ragusa, rappresenta una realtà produttiva e sociale di grandi tradizioni e di notevole ed attuale capacità, con delle presenze economiche e culturali di rilievo e di eccellenza regionale ed internazionale; Vittoria rappresenta anche da tempo un'emergenza per la recrudescenza criminale e mafiosa che la riguarda e che è stata portata all'attenzione da diverse operazioni delle forze dell'ordine, della Procura distrettuale antimafia di Catania e dalla Procura di Ragusa. Un contributo importante è stato dato dalla società civile dell'antiracket e di personalità della stessa politica locale. Di recente, è salita alla ribalta nazionale grazie alle inchieste giornalistiche del giornalista Paolo Borrometi, riprese da telegiornali e trasmissioni televisive; è un fenomeno criminale e mafioso che va colpito per evitare che possa frenare o continuare a condizionare pesantemente l'economia locale, a discapito delle realtà economiche sane, di alto livello ed innovative. Aprire gli occhi è pertanto indispensabile, così come conoscere bene il fenomeno, far crescere una cultura della responsabilità e contrastare atteggiamenti "negazionisti" o "minimalisti" della presenza mafiosa. Combattere la mafia presente nel territorio costituisce un approccio responsabile e in grado di tutelare lo sviluppo e quella parte onesta così diffusa in tutta la provincia di Ragusa; a Vittoria è presente il mercato ortofrutticolo, fra i più importanti d'Italia, che merita una costante attività di monitoraggio e di supporto alla crescita della componente onesta e legale del mercato. È da registrare tuttavia che il numero di appartenenti alle forze dell'ordine destinati alla provincia di Ragusa è assolutamente sotto organico, molti di loro sono tra l'altro assorbiti nell'importante gestione dell'immigrazione, per i continui sbarchi che si effettuano nel porto di Pozzallo; a Vittoria, secondo quanto documentato in un articolo apparso sulla testata giornalistica online "La Spia", il 28 dicembre 2016, ingenti capitali cinesi (di dubbia provenienza) starebbero per essere investiti in un grande centro commerciale. I locali in cui si dovrebbe aprire il centro commerciale sono della signora Concetta Salerno, moglie del pluripregiudicato Emanuele (detto Elio) Greco. Emanuele Greco, fin dalla sua giovane età, era intraneo dal clan mafioso "Gallo" di Vittoria, per il quale, all'inizio insieme al fratello Giovanni, fu incaricato di svolgere attività estorsive ed intimidatorie. Lo stesso Elio Greco è stato tratto in arresto in diverse operazioni di polizia e successivamente condannato. Dalla sua uscita dal carcere ha accumulato una fortuna, realizzando, in poco tempo, un impero economico. Proprio il giornalista Paolo Borrometi, nell'inchiesta dal titolo "Elio Greco, c'è un cinese, un italiano e tanti, tanti soldi (…) a Vittoria" (del 28 dicembre 2016) ha documentato come alcuni imprenditori cinesi si siano affidati alla famiglia di Elio Greco, per la locazione dei locali a Vittoria, peraltro sprovvisti delle necessarie autorizzazioni previste a norma di legge; Emanuele Greco è, ancora oggi, citato da diverse indagini e da diversi collaboratori di giustizia che ne tracciano il profilo criminale e fanno comprendere come lo stesso sia stato e sia ancora all'interno o comunque vicino al sodalizio mafioso. Anche recentemente, alcuni collaboratori di giustizia hanno parlato di Emanuele (Elio) Greco e del fratello Gianni. Pavone fra il 2012 ed il 2013 affermava che: «P.M.: Questi fratelli GRECO sono coinvolti in qualche giro? PAVONE: Prima erano appartenenti al dottore "omissis", "Cosa Nostra" proprio, affiancati quando c'era Provenzano, poi hanno lasciato perdere tutto e si sono messi per conto loro, ma nessuno gli poteva rompere le tasche, nessuno gli poteva dire andate a fare l'estorsione, nessuno gli poteva dire niente! P.M.: Perché comunque erano rimasti personaggi (…) PAVONE: Ma sono personaggi che non si posso toccare e se si smuovono loro fanno danno per davvero». In ultimo nel 2013 il collaboratore Giovanni Ferma ha affermato che: «Anche Elio Greco è dedito all'usura. In una occasione mi recai da Elio Greco su suggerimento del costruttore Guerrieri per iniziare una collaborazione per poter fare dei soldi tramite fatturazioni false»; il 16 gennaio 2017 a Vittoria si terrà una nuova conferenza dei servizi, alla presenza di funzionari della Regione, del Libero consorzio comunale, della Camera di commercio e del Comune per decidere l'apertura dell'attività commerciale; l'apertura dell'attività commerciale cinese in queste condizioni rischia di rappresentare un vero smacco alla legalità sotto diversi punti di vista, di seguito elencati: i locali sono di proprietà del mafioso Emanuele (Elio) Greco, fittiziamente intestati alla moglie, Concetta Salerno; l'investimento andrebbe a rimpinguare le già nutrite casse del clan mafioso di Vittoria, del quale Emanuele Greco ha fatto e farebbe ancora parte; nelle attività di Emanuele Greco, su tutte la "Vittoria Pack srl", trovano lavoro, secondo quanto denuncia il giornalista Paolo Borrometi, «diversi galeotti e mafiosi per uscire dal carcere e fare i "periodi di prova" all'interno della sua azienda». Per di più, dopo l'arresto dei Consalvo operato dalla Polizia di Ragusa, "l'azienda di Greco (insieme a quella di Pino Gueli e del suo consuocero, Giombattista (Titta) Puccio "u ballarinu") è diventata fra le più quotate e di riferimento per l'intero comparto del Mercato di Vittoria. Lo stesso Emanuele Greco sarebbe in affari con gli imprenditori cinesi a cui vorrebbe affittare i locali intestati alla moglie e, già nel corso del mese di dicembre 2016, avrebbe esercitato pressioni affinché l'apertura del locale fosse autorizzata dalla conferenza dei servizi. In ultimo si verrebbe a creare una sorta di distorsione grave della libera concorrenza a discapito delle attività commerciali sane e legali che soffrono la crisi, ma che intendono procedere lungo il cammino di legalità e sviluppo, si chiede di sapere: quale iniziativa il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, supportare il movimento antiracket, sostenere la verifica del legale andamento del mercato ortofrutticolo e l'applicazione meticolosa dei protocolli di legalità; quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sostenere il lavoro positivo della Direzione distrettuale antimafia di Catania e della Procura di Ragusa nell'azione di repressione della mafia e dell'illegalità e volta a monitorare il pluripregiudicato Emanuele (detto Elio) Greco e le attività economiche ed imprenditoriali a lui riconducibili, ma intestate a prestanomi; quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che un numero così elevato di condannati possano effettuare il "periodo in prova" fuori dal carcere proprio nella "Vittoria Pack srl" di Emanuele Greco; quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che l'attività imprenditoriale cinese possa esser realizzata proprio nei locali riferibili a Greco (ed intestati alla moglie, Concetta Salerno); quali iniziative di competenza intenda intraprendere per favorire e sollecitare nuove indagini che possano liberare il territorio da queste presenze così negative e pervasive.


*10 giugno 2016 - operazione della polizia di Prato che ha portato ad 11 arresti. Coinvolti anche un avvocato ed un imprenditore. All'interno del contesto il leader degli arrestati aveva un ruolo associativo importante e risultava inserito nella comunità cinese.

http://www.lanazione.it/prato/droga-prostituzione-cinese-1.2215378

*5 maggio 2016 - operazione della DIA.

"DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA COMUNICATO STAMPA IL CENTRO OPERATIVO D.I.A. DI FIRENZE CONFISCA BENI PER UN VALORE DI OLTRE 500.000 EURO A UN CITTADINO DI ORIGINE CINESE Il Centro Operativo D.I.A. di Firenze, coadiuvato da personale del Centro Operativo di Padova, ha dato esecuzione al decreto di confisca, emesso dal Tribunale di Venezia, inerente beni immobili per un valore di oltre 500.000 euro. Il provvedimento, che segue allattività di sequestro del febbraio scorso, è stato emesso a carico di un cittadino cinese, indagato per i delitti di contraffazione e di evasione fiscale, residente in provincia di Firenze, che da accurati accertamenti finanziari è risultato movimentare ingenti somme di denaro, anche presso diversi casinò italiani, ed avere acquistato veicoli di grossa cilindrata. Le indagini di natura economico-patrimoniale hanno consentito di dimostrare levidente sperequazione fra il reddito dichiarato dal cittadino cinese ed i beni acquistati e/o nella sua disponibilità. La sproporzione è risultata ancora più evidente in considerazione delle ingenti somme di denaro che il soggetto aveva speso presso diverse case da giuoco italiane. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Venezia, condividendo appieno le valutazioni della D.I.A., ha disposto, ai sensi della vigente normativa antimafia, la confisca di due unità immobiliari, ubicate nelle vicinanze dellaeroporto di Venezia, di pertinenza del citato cittadino cinese. Firenze, 05 maggio 2016"

*24 febbraio 2016 - operazione della DIA.

"DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA COMUNICATO STAMPA IL CENTRO OPERATIVO D.I.A. DI FIRENZE SEQUESTRA BENI PER UN VALORE DI OLTRE 400.000 EURO A UN CITTADINO DI ORIGINE CINESE Il Centro Operativo D.I.A. di Firenze, coadiuvato da personale del Centro Operativo D.I.A. di Padova, ha dato esecuzione al decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Venezia, riguardante beni immobili per un valore di oltre 400.000 euro. Il provvedimento è stato emesso a carico di un cittadino cinese, indagato per i delitti di contraffazione ed evasione fiscale, residente in provincia di Firenze, che, da accurati accertamenti finanziari, è risultato movimentare ingenti somme di denaro, anche presso diversi casinò italiani, ed avere acquistato autovetture di grossa cilindrata. Le indagini di natura economico-patrimoniale hanno consentito di dimostrare levidente sperequazione fra il reddito dichiarato dal cittadino cinese ed i beni acquistati. La sproporzione è risultata ancora più evidente in considerazione delle grosse somme di denaro che il citato aveva speso presso diverse case da gioco italiane. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Venezia, condividendo appieno le valutazioni della D.I.A., ha disposto, ai sensi della vigente normativa antimafia, il sequestro di due unità immobiliari ubicate a Quarto dAltino, nelle vicinanze dellaeroporto di Venezia, di pertinenza del citato cittadino cinese. Firenze, 24 febbraio 2016"

*9 dicembre 2015 - Maxi rissa tra bande multietnica, una delle quali cinese, a Figline Valdarno.

*28 luglio 2015 - operazione anticontraffazione della GDF.

"Smantellata consorteria cinese del falso Made in Italy Comando Provinciale Roma - 28 luglio 2015 ore 12:00 Video Dalle prime ore di questa mattina le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Roma, al termine di una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, stanno sequestrando un ingente quantitativo di beni - tra cui quote societarie, compendi aziendali, immobili, autovetture di lusso e disponibilità finanziarie - nella disponibilità di 35 imprenditori cinesi, tutti operanti all'interno del noto sito commerciale "Commercity", ubicato in zona Portuense. Le investigazioni traggono origine dal censimento delle aziende operanti nel settore c.d. "pronto moda" presenti nell'area di "Commercity", che aveva fatto emergere una massiccia presenza di attività di proprietà e/o comunque amministrate da cinesi pari ad oltre il 50% del totale degli operatori attivi nel sito. Nonostante la forte incidenza, il volume d'affari generato da queste imprese equivaleva, però, al solo 9,2% del totale delle movimentazioni prodotte nel maxi hub, pari, complessivamente ad euro 167.905.234. L'anomalia del dato aveva spinto i Finanzieri del II Gruppo Roma a puntare l'attenzione sulle imprese che presentavano maggiori indici di pericolosità, ricostruendone puntualmente il percorso delle merci trattate sino ai siti di produzione. Confrontando, quindi, la documentazione contabile con i riscontri ottenuti dal pedinamento dei vari TIR e container sui quali la merce viaggiava, i militari hanno scoperto che le aziende offrivano sul mercato capi di abbigliamento falsamente etichettati "Made in Italy", ma, in realtà, prodotti in Cina ed introdotti in Italia grazie alla "intermediazione" di fornitori e confezionatori operanti nella "Chinatown" di Prato. Utilizzando i dati acquisiti nell'ambito delle indagini penali, sono state, contestualmente, avviate mirate verifiche fiscali nei confronti di tutte le imprese coinvolte, riscontrando la mancata dichiarazione di redditi per 44 milioni di euro ed una evasione IVA pari a 7 milioni di euro. I titolari ed i legali rappresentanti delle aziende coinvolte sono stati denunciati alla Procura della Repubblica capitolina per ricettazione e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. La stessa Autorità Giudiziaria, al termine di ulteriori accertamenti economico - patrimoniali, ha disposto, in forza della stessa normativa applicabile alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, il sequestro dei beni nella disponibilità dei 35 indagati, costituiti dalle quote di 14 società e relativi compendi aziendali, 25 unità immobiliari - per un valore complessivo di oltre 5 milioni e 500 mila Euro - 10 autovetture di lusso, 135 rapporti bancari e cassette di sicurezza. Le perquisizioni hanno permesso di sequestrare oltre 3 milioni di capi di abbigliamento ed oltre 1 milione e 300 mila pezzi di accessori idonei a consentire la fraudolenta asportazione dell'etichetta attestante la provenienza cinese della merce. Grazie alla collaborazione di alcune note case di moda, è stata riscontrata, per molti capi ed accessori, la c.d. "contraffazione figurativa", rivolta alla illecita duplicazione dei disegni e delle stampe adoperati per la realizzazione dei prodotti. L'esecuzione dei provvedimenti, disposti nei confronti di tutti i soggetti coinvolti, ha visto il dispiegamento di oltre 150 militari del II Gruppo Roma e di mezzi aerei del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia nonché l'ausilio di altri Reparti del Corpo. La brillante operazione, che ha portato ad uno dei più significativi sequestri degli ultimi tempi nei confronti di soggetti di etnia cinese, sottolinea come la Capitale continui ad essere uno dei mercati principali di questi soggetti per ottenere sempre maggiori profitti a discapito degli soggetti che operano nel settore nel rispetto della legalità e che da siffatta concorrenza sleale ne ricevono un danno incalcolabile sotto il profilo economico ed occupazionale".

*25 marzo 2015 - operazione "green economy" dei CC che ha smantellato un traffico di droga gestito dai cinesi che coltivavano direttamente la marijuana a Prato, Rovigo e Bologna con la distribuzione che avveniva in Irlanda per circa 100 chili al mese.

*11 dicembre 2014 - operazione "profumo d'oriente" dei CC che nel Valdarno ha smantellato numerosi traffici criminali gestiti da organizzazioni cinesi.

Queste operazioni sono solo alcune delle più recenti, numerose altre sono state fatte in precedenza e nello stesso lasso di tempo, che non sono state inserite per motivi di spazio.

La situazione esistente è confermata dalla relazione della DNA del 2015, nella quale in relazione alla criminalità economica ed al processo conseguente si afferma che: "il processo ad oggetto fenomeno criminale sommerso che è risultato essere molto diffuso nella comunità cinese: attività commerciali formalmente in regola che producono ricavi completamente sottratti al fisco attraverso molteplici prestanome che poi spariscono e con rimesse in Cina per importi calcolati di oltre 4 miliardi di euro. Il tutto compiuto grazie ad una rete di agenzie di trasferimento di denaro compiacenti e che si prestano al riciclaggio. Riciclaggio reso possibile anche dal frazionamento delle somme trasferite in importi inferiore alla soglia stabilita dalla legge antiriciclaggio. E' stata contestata la natura mafiosa della associazione criminale cinese organizzata intorno ai money transfer, ipotizzando condotte di assoggettamento e costrizione di natura mafiosa".
Degno di nota è inoltre considerare che rispetto a ciò che sta avvenendo oggi sempre la DNA rileva che "i canali di trasferimento di provviste illecite all'estero siano stati modificati e ricalibrati rispetto alla risposta repressiva".
Negli altri settori della criminalità cinese sempre la DNA ritiene che vada inoltre  segnalato il  persistere  dellinteresse  della  criminalità  cinese  nel settore  della  contraffazione  di  modelli  industriali  e  marchi,  svolta  in prevalenza  nelle  zone  di  Firenze  e  Prato:  consorterie  associate  su  base  per  lo più  familistica,  dedite  sia  alla  produzione  in  laboratorio  che  al  commercio  di articoli  prodotti  in  Cina  ed  importati  in  Italia,  con  notevole  capacità  di azzerare  gli  effetti  dei  sequestri  di  merce  e  di  riprodursi  in  nuove  attività illecite. Le difficoltà  maggiori a  livello  investigativo,  per  ciò  che  attiene  alla criminalità  organizzata  cinese,  derivano  dalla  notoria  carenza  di  interpreti fiduciari  disponibili  a  tradurre  conversazioni  intercettate.   Sempre con riguardo alla  criminalità  cinese  va  segnalato  lincremento  delle attività  illecite  nel  traffico  di  sostanze  stupefacenti,  in  particolare metanfetaminici  (droghe  tipo  ice  e  shaboo),  nel  quale  è  attiva  la  comunità pratese,  con  collegamenti  con  la  comunità  filippina  (nuova  nel  settore).   La  DDA  segnala  da  tempo  la  mancanza  di  traduttori  e  interpreti  della  lingua cinese,  giacché  a  fronte  di  un  numero  sempre  crescente  di  indagini  su  persone di  questa  nazionalità,  sono  ormai  insufficienti  le  persone  alle  quali  può  essere attribuita la importante e delicata funzione di interprete".

In modo ancor più specifico dal rapporto della DNA del 2016 emerge che:
"Il  rilievo  che  la  comunità  cinese  riveste  nel  panorama  degli  insediamenti stranieri  in  Italia  appare  direttamente  proporzionale  al  peso  delle  attività delittuose  dalla  stessa  perpetrate,  connotate  da  transnazionalità  e  dalla strutturazione  in  reti  criminali  operanti  pressoché  esclusivamente  in  ambito intraetnico. La  solida  identità  etnica  e  culturale  e  l’attitudine  a  radicarsi  stabilmente  sul territorio  nazionale  in  ragione  della  comune  provenienza  dalle  regioni  e  città della  Repubblica  Popolare  Cinese,  hanno  contribuito  alla  diffusione  di autonomi  gruppi  delinquenziali  composti  -  spesso  -  da  soggetti  di  uno  stesso nucleo  familiare  e  capaci  di  esercitare  un  capillare  controllo  soprattutto  nei confronti  dei  membri  della comunità etnica  di  appartenenza. Diffusa  è,  infatti,  l’operatività  delle  cc.dd.  bande  giovanili,  presenti soprattutto  in  Milano,  Brescia,  Torino  e  Prato  e  dei  gruppi  criminali organizzati,  cui  sono  riconducibili  le  più  eclatanti  e  cruente  manifestazioni criminose,  perlopiù  consumate in  ambito  intraetnico.   Tali  formazioni  criminali,  utilizzando  metodi  violenti,  intimidatori  ed omertosi,  estrinsecano  le  loro  condotte  criminali  nel  controllo  e  nella  gestione di  locali  pubblici,  utilizzati  soprattutto  per  la  gestione  del  gioco  d’azzardo  e per  lo  spaccio  di  stupefacenti,  nello  sfruttamento  della  prostituzione, nell’usura  in  danno  di  connazionali,  nelle  rapine  ed  estorsioni  ai  danni  di imprenditori  e  commercianti  connazionali. Il  carattere  cruento  di  alcuni  episodi  e  fatti  di  sangue  che  hanno  visto  il coinvolgimento  di  cittadini  cinesi,  unito  all’efferatezza  delle  modalità esecutive,  tende  a  far  propendere  per  la  loro  potenziale  ascrivibilità  anche  a contesti  di  criminalità  organizzata.
Il  settore  della  contraffazione  di  modelli  industriali  e  marchi  e  del contrabbando  rappresenta  il  vero  core  business  dell’organizzazione  criminale cinese,  dedita  sia  alla  produzione  in  laboratorio  che  al  commercio  di  articoli prodotti  in  Cina ed  importati  in  Italia. Attraverso  l’abbattimento  dei  costi  di  produzione  e  l’utilizzo  di  manodopera di  connazionali  clandestini,  la  consorteria  etnica  riesce  a  porsi  sul  mercato  in condizione  di  estrema,  in  quanto  falsata,  concorrenzialità  rispetto  alle  imprese nazionali.   Tali  fattispecie  sono  state  oggetto  di  numerose  attività  di  contrasto  concluse dalle  diverse  Direzioni  Distrettuali  laddove  le  investigazioni,  ricostruendo  la filiera  del  “falso”,  hanno  consentito  di  individuare  centri  di  smistamento  di note  e  pregiate  griffes  della  moda,  a  livello  regionale  e  nazionale,  in particolare  in  provincia di  Udine,  Padova e  Firenze.   Oltre  agli  scali  portuali  di  Gioia  Tauro  (RC),  Taranto,  Ancona,  Genova, Trieste,  Venezia  e  Livorno,  le  attività  condotte  negli  ultimi  anni  dalla  DDA  di Napoli hanno  anche  documentato  la  centralità  del  porto  locale  quale  punto d’approdo  dei  traffici  illeciti  gestiti  da  cittadini  cinopopolari,  nonché  l’avvio di  rapporti  di  cooperazione  nel  settore  criminale  in  disamina  tra  componenti della criminalità organizzata napoletana ed  omologhe  strutture cinesi.   Ancora  contenuta,  seppure  in  aumento,  è  la  presenza  di  imprenditori  cinesi nel  settore  dei  servizi  alla  persona (saloni  di  bellezza, centri  estetici,  etc).   Non  mancano,  tuttavia,  evidenze  investigative  che  hanno  visto  il coinvolgimento  di  soggetti  cinesi  non  solo  in  attività  criminali  tradizionali (vedasi  usura,  estorsione  e  sfruttamento  della  prostituzione),  ma  anche  in attività  non  convenzionali,  quali  l’esercizio  abusivo  della  professione sanitaria,  l’abusiva  immissione  in  commercio  di  prodotti  alimentari contenenti  sostanze  pericolose  o  in  cattivo  stato  di  conservazione  nonché  il traffico  illegale  di  rifiuti  plastici,  che  vede  i  porti  nazionali  quali  luoghi  di partenza per  container  destinati  al  sud-est  asiatico  e  alla Cina. Gli  ultimi  anni  hanno  visto  il  coinvolgimento  di  soggetti  e  gruppi cinopopolari  anche  nella  clonazione  di  carte  di  credito,  nonché  nella commissione  di  truffe  mediante  l’utilizzo  di  strumenti  informatici  atti  a modificare il  regolare  funzionamento  di  videopoker e  sistemi  assimilabili. E’  stato,  inoltre,  recentemente  documentato  come  la  criminalità  cinese  sia capace  di  estendere  il  campo  degli  interessi  illeciti  e  la  propria  operatività anche al  mercato  del  falso  nummario.   Gli  episodi  delittuosi  registrati  nell’ultimo  periodo  sembrano  dimostrare  un sempre  maggiore  coinvolgimento  di  gruppi  criminali  cinesi  in  rilevanti attività  di  narcotraffico,  soprattutto  di  droghe  sintetiche,  in  particolare cloridrato  di  metanfetamina  (il  c.d.  ice,  shaboo,  ochristalmeth)  nonché  nel riciclaggio  e  reimpiego  di  proventi  delittuosi  che  altre  consorterie  etniche, soprattutto  maghrebini,  riescono  a  tratte da tali attività delittuose.   Quanto  al  traffico  di  esseri  umani,  i  sodalizi  cinopopolari  si  caratterizzano  per la  spiccata  capacità  di  realizzare  collegamenti  e  ramificazioni  transnazionali, grazie  ai  quali  riescono  a  sovraintendere  alle  diverse  tappe  del  viaggio  dei migranti,  dal  reclutamento  in  patria  delle  vittime,  al  trasporto  e  reperimento  di documenti  d’identità  necessari  all’espatrio  fino  allo  sfruttamento  lavorativo  o sessuale dei  trafficati  ed  al  reimpiego  dei  proventi.   Le  evidenze  investigative  degli  ultimi  tempi  palesano  una  sempre  più  diffusa interazione  tra  cittadini  cinesi  e  italiani,  i  quali,  attraverso  false  attestazioni  di rapporti  di  dipendenza  lavorativa,  contribuiscono  alla  regolarizzazione  della permanenza  in  Italia  di  immigrati  cinesi.   Strettamente  legato  al  fenomeno  migratorio  cinese  appare  lo  sfruttamento lavorativo  e  sessuale  di  connazionali.   L’attività  di  contrasto  a  tali  fenomeni  conferma  come  la  maggior  parte imprenditori  cinopopolari  sia  solita  avvalersi  di  manodopera  irregolare, attingendo  non  solo  al  bacino  di  clandestini  irregolari  ma  anche  di  soggetti  di altra etnia,  anche  italiani.   Quanto  allo  sfruttamento  della  prostituzione,  soprattutto  di  giovani  donne connazionali,  questo  viene  esercitato  in  luoghi  chiusi  o  in  appartamenti  presi in  affitto  ovvero  con  la copertura di  centri  benessere e  sale massaggi.   Il  consolidamento  della  capacità  d’infiltrazione  dei  diversi  settori  socioeconomici,  alterandone  sensibilmente  gli  equilibri  e  di  neutralizzazione,  in breve  termine,  degli  effetti  dei  numerosi  provvedimenti  di  sequestro  mostra l’elevata  propensione  imprenditoriale ed  espansionistica della comunità. Tale  dinamismo  imprenditoriale  rappresenta,  insieme  all’indigenza  e precarietà  lavorativa  in  patria,  uno  dei  principali  fattori  di  spinta  al  fenomeno migratorio,  laddove  una  sempre  più  alta  schiera  di  cinopopolari  vede nell’emigrazione  la  possibilità  di  far  crescere  il  fatturato  dell’impresa  già attiva  nel  paese  di  appartenenza  oppure  di  diventare  titolari  di  un’impresa  in Italia,  a  vantaggio  non  solo  dei  profitti  economici  ma  anche  del  prestigio sociale.   Considerando  che  gli  ultimi  dati  –  aggiornati  al  30  giugno  2015  e  diffusi  dalla Banca  d’Italia-  evidenziano  un  consistente  calo,  negli  ultimi  tre  anni,  dei volumi  delle  rimesse  verso  la  Repubblica  Popolare  Cinese  effettuate attraverso  regolamento  in  denaro  contante ,  è  possibile  ipotizzare  che  alcuni cittadini  cinesi,  poco  inclini  ad  utilizzare  i  canali  ufficiali,  ivi  compreso  il sistema  money  transfer,  abbiano  effettuato  trasferimenti  di  liquidità  in  modo non  ufficiale,  talvolta  ricorrendo  al  trasporto  fisico  del  denaro  contante .   Si  rappresenta,  a  tal  proposito,  che,  nel  gennaio  2015,  la  D.I.A  ha  concluso uno  studio  dei  dati  forniti  dal  Ministero  dell’Economia  e  Finanze,  relativi  a soggetti  di  origine  cinese  sanzionati  per  violazione  della  legge  antiriciclaggio, nel  cui  contesto  è  emerso  che  i  citati  cittadini  cinesi,  controllati prevalentemente  in  aree  doganali  italiane  dal  2010  al  2013,  sono  stati sanzionati  ai  sensi  degli  artt.  1,  co.1,  3  della  legge  5  luglio  1991,  n.  197,  degli artt.  41,  49  commi  1,  18  e  19  e  dell’art.  51  D.Lgs.  21  novembre  2007,  n.  231, concernente  la  prevenzione  dell'utilizzo  del  sistema  finanziario  a  scopo  di riciclaggio  dei  proventi  di  attività  criminose  e  di  finanziamento  del  terrorismo. In  tale  contesto  è  maturato  il  sospetto  che  alcuni  di  loro,  talvolta  in  concorso con  italiani,  siano  diventati  dei  veri  e  propri  centri  di  raccolta  e/o  riciclaggio  di denaro,  proveniente  dalla  commissione  di  delitti  come  la  frode  fiscale,  il contrabbando,  la  contraffazione  di  marchi,  lo  sfruttamento  della  manodopera clandestina,  anche in  connessioni  con  il  crimine transnazionale. Recenti  acquisizioni  info-investigative  sembrano  confermare  l’operatività,  in tale ambito,  della  c.d.  terza  generazione,  cui  appartengono  liberi professionisti  ed  imprenditori  di  origine  cinese,  nati  in  Italia,  dediti  a  reati  di natura  economico-finanziaria. Attraverso  tali  figure  professionali,  la  comunità  cinese  si  conferma  capace  di operare  anche  nel  reimpiego  dei  capitali  illeciti  per  finanziare  attività  illegali e  speculazioni  lecite,  quali  l’acquisto  di  immobili,  di  esercizi  commerciali  e di imprese  in  stato  di  dissesto,  risanate  con  l’utilizzo  di  forza  lavoro  clandestina a bassissimo  costo".

Relazione del Cons.  Cesare Sirignano DNA - 2016
"In  Toscana  agiscono, infatti,  sia  le  mafie  italiane,  prime  tra  tutte  la  Camorra  e  la  ‘ndrangheta,  sia quelle,  comunemente,  definite  “nuove  mafie”,  intendendo,  per  tali,  le organizzazioni  composte,  prevalentemente,  da  stranieri  che  operano  sul territorio  come  gruppi  criminali  estemporanei,  seppur  organizzati,  ovvero  con metodi,  del  tutto  assimilabili  a  quelli  delle  organizzazioni  di  stampo  mafioso. Tra  tutte,  la  criminalità  organizzata  cinese,  si  conferma,  in  talune  zone  del territorio  (principalmente  in  Prato  e  Firenze),  il  macro-fenomeno  più pervasivo,  il  cui  contrasto  si  presenta,  particolarmente,  difficile".

Dal rapporto del 2° sem. 2016 della DIA emerge che:

"I  network criminali cinesi avrebbero nel tempo raggiunto livelli di assoluto rilievo, risultando in grado di gestire, in autonomia, traffici illeciti di portata transnazionale. Tra questi, si segnalano la tratta degli esseri umani, lo sfruttamento della manodopera clandestina e della prostituzione, il traffico di sostanze stupefacenti, la contraffazione e il contrabbando, cui si affiancano l’usura e la gestione di bische clandestine. Al pari dei  gruppi criminali descritti nei paragrafi precedenti, è stata talora rilevata, tra cittadini cinesi e italiani, una collaborazione funzionale alla regolarizzazione della permanenza in Italia di immigrati cinesi, mediante la presentazione alle autorità competenti di documentazione attestante una falsa dipendenza lavorativa dal datore di lavoro italiano. Il tutto senza rifuggire dall’evasione fiscale,  realizzata con l’utilizzo di partite iva intestate a prestanome irreperibili. In tema di sfruttamento della prostituzione continuano ad essere utilizzati centri massaggi, appartamenti e alberghi, con i proventi che vengono spesso reimpiegati nell’acquisto di attività commerciali e di immobili. Diversi imprenditori cinesi sono risultati, inoltre, coinvolti nella produzione di capi di abbigliamento contraffatti o riportanti un falso  Made in Italy. Contraffazione e riciclaggio rappresentano un ulteriore terreno d’incontro tra le organizzazioni cinesi e le mafie italiane,  in primis la  camorra. Quest’ultima si servirebbe, tra l’altro, delle realtà artigianali presenti nell’area metropolitana partenopea e di una rete di commercianti, per lo più ambulanti, obbligati alla vendita della merce contraffatta. Parallelamente, le strutture create dalle organizzazioni cinesi per la produzione di massa di beni alterati avrebbero assunto le medesime caratteristiche delle catene di produzione delle imprese legali, adottando anche sofisticate tecnologie per la precisa riproduzione dei beni. I profitti così generati verrebbero poi dirottati su canali alternativi al sistema bancario ufficiale, per essere riciclati o per finanziare concittadini. In proposito, sono stati rilevati casi in cui il denaro contante prodotto in nero veniva inviato dall’area fiorentino-pratese verso la Cina mediante agenzie di  money transfer o, da Milano, fatto triangolare su istituti di credito britannici Continua, inoltre, a registrarsi un crescente interesse della delinquenza cinese per le droghe sintetiche (tipo  shaboo), spesso trattate anche in  joint venture con i filippini. A tal riguardo, la Polonia si attesta come uno dei canali di importazione proprio dello  shaboo, dove verrebbe prodotto da soggetti di origine vietnamita e commercializzato da cinesi ivi residenti, per essere quindi trasportato attraverso la Repubblica Ceca o l’Ungheria".


Il rapporto del 2016 ha inoltre prodotto la seguente interrogazione.
LUMIA: INTERROGAZIONE SU MAFIA CINESE A FIRENZE
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06198 Atto n. 4-06198 Pubblicato il 27 luglio 2016, nella seduta n. 669 LUMIA - Ai Ministri dell'interno e della difesa. - Premesso che: secondo quanto si apprende da numerose notizie di stampa a Sesto Fiorentino (Firenze) il 29 giugno 2016 ci sono stati gravissimi episodi di illegalità durante un controllo della Asl in un'azienda cinese. La situazione è degenerata a tal punto che si è parlato di una vera e propria rivolta e scontri con le forze dell'ordine. Durante i tafferugli i Carabinieri hanno eseguito diversi arresti di persone di origine cinese accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Più esattamente sono stati arrestati il titolare dell'impresa che era stata sottoposta al controllo, che avrebbe tentato di impedire l'ispezione, e un altro connazionale che, dopo i primi disordini nel capannone, avrebbe cercato di fermare l'uscita di mezzi e ambulanze bloccando il cancello e aprendo il portellone di una delle ambulanze. Gli accertamenti da parte della Polizia, con la Digos, sono proseguiti per ricostruire la dinamica dei disordini e le eventuali responsabilità dei singoli manifestanti; in Toscana, ed in particolare a Firenze e Prato, vi è storicamente una forte presenza della criminalità organizzata cinese con la nota famiglia mafiosa Hsiang, primo caso di applicazione dell'art. 416-bis del codice penale in Italia ad una mafia straniera nel decennio scorso; l'episodio purtroppo non è isolato. In data 10 giugno c'è stata una brillante operazione della Polizia di Prato che ha portato ad 11 arresti. All'interno del contesto criminale il leader cinese colpito dalla misura cautelare aveva un ruolo associativo importante e risultava inserito nella comunità cinese di Prato. Il 5 maggio la DIA, attraverso un comunicato stampa, metteva a conoscenza l'opinione pubblica di un'importante operazione di confisca di beni per un valore di oltre 500.000 euro ad un cittadino di origine cinese, indagato per contraffazione ed evasione fiscale. Ed ancora il 24 febbraio la DIA comunicava il sequestro di beni per un valore di beni di oltre 400.000 euro ad un cittadino di origine cinese; in data 25 luglio, la fondazione "Caponnetto" ha presentato un report sulla criminalità cinese a Firenze, Prato e dintorni, che indicava come possibile in un quadro mutante il rafforzamento della criminalità cinese anche di tipo mafioso. In Toscana, la criminalità mafiosa cinese ha sempre cercato di agire in modo sommerso. Esistono tre tipologie criminali nel territorio: le triadi (strutture orizzontali in contatto tra loro che controllano in modo capillare le attività economiche delle comunità cinesi, lo sfruttamento dei clandestini e della manodopera, il gioco d'azzardo, la prostituzione, il narcotraffico ed il racket), le gang (bande organizzate di giovani, utilizzate spesso dalle triadi per effettuare un vero e proprio controllo del territorio, attraverso estorsioni, rapine, regolamenti di conti), la mafia borghese cinese (una vera e propria organizzazione intenta ad aggirare la normativa italiana, abile nel campo della contraffazione e del riciclaggio), si chiede di sapere quali misure i Ministri in indirizzo intendano intraprendere, di tipo sia preventivo che repressivo e punitivo, per intervenire a contrasto del fenomeno in costante evoluzione della criminalità cinese a Firenze e Prato.

RIFLESSIONI FINALI

Ad oggi abbiamo dunque una tendenza alla mutazione della criminalità organizzata e/o mafiosa cinese. Se da un lato queste forme criminali confermano i loro interessi delittuosi tipici, quali:

- sfruttamento immigrazione e lavoro nero
- traffici internazionali di droga, armi, organi e rifiuti con utilizzo dei porti
- contraffazione e falso
- estorsioni
- usura
- riciclaggio denaro sporco in numerose attività commerciali
- sfruttamento prostituzione
- gioco d'azzardo e slot

dall'altro, si assiste ad un salto qualitativo e alla contemporanea uscita dall'isolamento delle forme criminali cinesi.
Purtroppo l'art. 416 bis (che è abbastanza complicato da dimostrare) non sempre trova facile applicazione. Non bisogna comunque dimenticare che a Firenze esiste il precedente relativo al caso delle triadi riconducibili al primo processo che le ha riguardate nel decennio scorso.
La mutazione in corso, come dimostra il fatto di essere usciti dal contesto proprio delle chinatown, non è da sottovalutare: le organizzazioni criminali cinesi non vivono più all'interno delle proprie isole culturali. L'ultima operazione avvenuta a Prato nel mese di giugno 2016 conferma una simile tendenza.
Uno strumento ripreso dal passato di cui si servono in modo moderno quelle che potrebbero essere definite come le triadi 2.0, è l'utilizzo delle associazioni culturali: creandone una propria, oppure infiltrandosi in una di quelle esistenti, la criminalità cinese si erge a difesa dei propri concittadini vessati dalle rapine e dalla c.d. assenza dello stato. Siamo così di fronte alla tipica ricerca di consenso sociale criminale e/o mafioso.

Cosa fare, quindi. Innanzitutto serve monitorare costantemente l'evoluzione della criminalità cinese. Serve poi sensibilizzare la popolazione cinese a reagire di fronte alla propria criminalità, cosa che purtroppo non avviene spesso, così come non avviene per gli italiani vessati dalle mafie italiane. Inoltre, bisogna avere tolleranza zero verso il non rispetto delle regole ove ciò avvenga. La criminalità cinese, come tutte le forme di criminalità, si muove benissimo in assenza di regole e trova terreno fertile in un contesto sociale dove ognuno fa quel che vuole. Non deve esistere nessuna zona franca.

Dal rapporto di quest'anno emerge che la criminalità cinese presente nel triangolo Firenze, Prato, Osmannoro-Sesto ha mostrato di essere fortissima a livello nazionale dal profondo nord alla Sicilia. Gli altri criminali cinesi sembrano quasi sottomessi ai gruppi del suddetto triangolo, quasi come ci si trovasse di fronte ad una sorta di capitale della mafia e/o c.o. cinese.

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